Renato Vallanzasca, dal mitra all’ospizio: la parabola del bandito senza pace che terrorizzò Milano

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La Repubblica INTERNO

MILANO — Come il panettone, la Scala, i Moratti e la moda, a suo modo anche Renato Vallanzasca è uno dei simboli — ma decisamente non positivi — di Milano: è stato, tra giornali, libri e film, il bandito più mediatico. Sul solco di Luciano Lutring, detto “il solista del mitra”. Ma certo non del livello di Francesco Turatello o Angelo Epaminonda, che essendo gangster ben più strutturati e organizz… (La Repubblica)

Ne parlano anche altre fonti

Nel 1972 due colpi gli fruttarono 78 milioni di lire. Tutto è cominciato e tutto è finito in un supermercato. (il manifesto)

«Il peggioramento della malattia neurovegetativa» di Renato Vallanzasca ormai «implica la sua mancanza di autonomia», mentre la «pericolosità sociale risulta sostanzialmente attenuata in considerazione tanto delle attuali condizioni di salute debilitanti, quanto della risalenza nel tempo dei fatti e della regolare condotta tenuta nel corso dei permessi premio ultimamente usufruiti». (Corriere Milano)

«Incompatibile con il carcere» sarebbe l'epitaffio perfetto per Renato Vallanzasca. Lo Stato lo ha condannato a quattro ergastoli, 295 anni di reclusione e l'isolamento diurno, nonostante l'età e la sua decadenza fisica e mentale crescente dal 2018, quasi a vendicarsi di uno sfrontato capellone dagli occhi azzurri e col «carattere intemperante» che ha tenuto lo Stato sotto scacco senza essersi mai ravveduto, con l'onta di una strana condanna - l'ultima - per «rapina impropria» di qualche mutanda in un supermarket. (il Giornale)

Andrà nella Rsa di Rubano, Opera della… È malato ormai da tempo e la sua condizione non è più compatibile con una vita dietro le sbarre, ha stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Milano accogliendo la richiesta presentata dai suoi avvocati. (Il Mattino di Padova)

Renato Vallanzasca, l’ex boss della banda della Comasina con oltre 50 anni di detenzione e una condanna a “fine pena mai”, è stato trasferito dalla prigione di Bollate a una struttura assistenziale in regime di detenzione domiciliare. (Il Notiziario)

E adesso che il racconto criminale del pluri-ergastolano rapinatore e killer Renato Vallanzasca termina per davvero, essendo giunto il parere definitivo del Tribunale di sorveglianza di Milano, che l’oggi 74enne gravato da afasia e deliri, inseguito da una condizione di disorientamento nello spazio e nel tempo, sia incompatibile col carcere ma vada destinato a una struttura per i malati d’Alzheimer, ebbene potrebbe non essere un esercizio vano tornare indietro, alle origini, ché di una figura centrale nella storia di Milano parliamo, un uomo ultra-mediatico per le personali ambizioni e l’anima mitomane ma anche per la fascinazione subìta coerente da giornalisti e scrittori e attori e registi — Vallanzasca ha sempre fatto titolo, sempre —, e in verità dal popolo tutto prima di loro, i giornalisti e gli scrittori, sovente finito per sposare anche certi aneddoti da gangster romanzati se non inventati. (Corriere Milano)