Il fact-checking è stato un fallimento, ma nessuno vuole dirlo
Il fact-checking è stato un fallimento, ma nessuno vuole dirloNegli ultimi giorni, l’annuncio di Meta di abbandonare il fact-checking per un sistema basato sulle «Community Notes» ha fatto discutere. È una mossa che molti vedono come rivoluzionaria, ma che in realtà nasconde un’ammissione implicita: il fact-checking non funziona. E non funziona da anni. La comunità scientifica lo aveva già dimostrato. (Corriere della Sera)
Su altri giornali
I partner di Meta che si occupano di fact-checking affermano di essere stati "colti alla sprovvista" dalla decisione dell'azienda di fare a meno della verifica delle informazioni nei contenuti pubblicati su Facebook, Instagram e Threads. (WIRED Italia)
Le novità su Facebook e Instagram Meta ha presentato alla Commissione europea una valutazione d'impatto sulle sue politiche di moderazione dei contenuti. (Italia Oggi)
Grazie al lavoro incessante e meticoloso dei Carabinieri della Stazione di Marina di Gioiosa Ionica, coordinati dalla Procura della Repubblica di Locri diretta dal dott. Giuseppe Casciaro, un uomo di 60 anni, residente nella zona, è stato arrestato ed il suo fermo convalidato dalla Procura di Locri. (Corriere di Lamezia)
Il responsabile delle rivista italiana non esclude che Zuckerberg stia progettando di dare più visibilità a quei contenuti più incendiari o polemici, magari non necessariamente solo falsi, per avere più reazioni e per mantenere gli utenti all’interno delle piattaforme. (RSI Radiotelevisione svizzera)
La scelta ricalca quella già compiuta anni fa da Elon Musk per X, ma si scontra con le regole europee. “Le piattaforme saranno ancora obbligate a un impegno proattivo in Italia, ma in dubbio è il ruolo di queste aziende nel controllo delle notizie”, commenta l’avvocato Ernesto Belisario a Sky tg24 Insider (Sky Tg24 )
BRUXELLES – "La libertà di espressione è al centro del Digital Services Act (Dsa), che stabilisce le regole per gli intermediari online per contrastare i contenuti illegali, salvaguardando la libertà di espressione e d'informazione online: nessuna disposizione del Dsa obbliga gli intermediari online a rimuovere i contenuti leciti". (la Repubblica)