Migranti. Il Cpr in Albania è un cantiere: sono disponibili soltanto un terzo dei posti

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Una parte del gruppo di dodici migranti portati nel centro di Gjadër Poche centinaia di posti - 388 - attualmente disponibili sugli oltre 1.000 annunciati. Un cantiere ancora aperto, su un terreno rivelatosi friabile, che ha richiesto 90 piloni di fondazione per un consolidamento non previsto. Poi selezioni in nave su chi può chiedere l’asilo, fatte con criteri discutibili, come il possesso del passaporto, a persone derubate di tutto nei lager libici. (Avvenire)

Ne parlano anche altre testate

'Mi sembra un sistema che anche l'Europa, di solito molto attenta in questi ambiti, ha approvato. Leggi tutta la notizia (Virgilio)

Colei che per prima, incurante delle critiche, dimostrava che trasportare esseri umani ripescati in mare in un hot spot creato in un Paese extra-Ue, costato centinaia di milioni di euro, fosse la panacea del grande male. (LA NOTIZIA)

Sindi Manushi, sindaca del Partito democratico di Pieve di Cadore, lei è la prima sindaca albanese in Italia: emotivamente parlando che effetto le fa vedere questi primi migranti deportati in Albania negli hotspot del Governo italiano? «Umanamente provo molto dispiacere per queste persone, e da albanese mi dispiace per la mia patria che non ha tenuto la barra dritta». (Il Mattino di Padova)

Dategli tempo

Gjader (Albania) — Se fuggi dall’orrore, va bene anche questo carcere nel nulla, circondato da melograni selvatici, capre e galline. Va bene anche l’Albania, dove non immaginavi di finire quando sei partito. (la Repubblica)

Ieri mattina sono invece sbarcati nel porto di Shengjin, in Albania, dopo un lungo viaggio a bordo della nave Libra della Marina militare: i 10 bengalesi e i 6 egiziani, i primi a sperimentare le procedure accelerate di frontiera in un Paese terzo, saranno trattenuti nel campo di Gjader, nella speranza di poter comunque evitare il rimpatrio. (l'Adige)

Si tratta di due presunti minorenni (sul tema si potrebbe aprire un dibattito lungo un secolo) e due persone “vulnerabili”, ovvero soggetti che avrebbero subito torture o che si trovano in condizioni psicofisiche particolari. (Nicola Porro)