Morto Marco Degli Uomini, lo sciatore 18enne caduto sullo Zoncolan
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La tragedia che ha colpito Marco Degli Uomini, giovane sciatore di soli 18 anni, ha lasciato un vuoto profondo non solo nella sua famiglia, ma anche nel mondo dello sport italiano. Marco, originario di Tolmezzo, è deceduto domenica 9 marzo nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, a seguito di un incidente avvenuto il giorno precedente sulle piste del Monte Zoncolan, una delle località sciistiche più rinomate del Friuli-Venezia Giulia. La caduta, che lo ha portato a un volo di diversi metri, è stata fatale nonostante i soccorsi immediati e il trasferimento in ospedale, dove è spirato dopo ore di agonia.
Marco, che frequentava l’ultimo anno dell’istituto tecnico industriale, era un atleta poliedrico: oltre a essere un promettente sciatore, tesserato per lo sci club Monte Dauda, era stato campione italiano junior di pattinaggio short track. La sua passione per lo sport era evidente, e molti lo vedevano già come un futuro maestro di sci o allenatore. «Sarebbe stato un grande professionista, ci mancherà molto», ha dichiarato il vicepresidente del suo club, sottolineando il talento e la dedizione del giovane.
La notizia della sua morte ha riportato alla memoria un altro tragico episodio avvenuto solo quattro mesi fa: la scomparsa di Matilde Lorenzi, giovane promessa dello sci azzurro, morta durante un allenamento in Val Senales. Il padre di Matilde, raggiunto dai giornalisti, ha espresso amarezza per la mancata attenzione al tema della sicurezza: «Nulla è cambiato. Ma il nostro obiettivo è svoltare su questo fronte». Una dichiarazione che suona come un monito, soprattutto in un momento in cui il mondo dello sci è scosso da un altro lutto.
Marco, che aveva come mito Christian Ghedina, ex campione di sci alpino noto per la sua audacia, era un ragazzo pieno di vita e di progetti. Dopo l’incidente, ha avuto il tempo di chiamare sua madre, raccontandole di essersi fatto male. Poi, le sue condizioni sono peggiorate rapidamente, lasciando i soccorritori, tra cui Cristina Barbarino, primario della Centrale operativa del Suem 118, impotenti di fronte alla gravità delle sue ferite.
La comunità del Bellunese, dove Marco era ben conosciuto, è stata travolta da un’ondata di cordoglio. Le gare previste nella zona sono state sospese, mentre amici, compagni di squadra e semplici appassionati si sono riuniti per ricordare il giovane atleta. La sua morte non è solo la perdita di un talento sportivo, ma anche il simbolo di una fragilità che troppo spesso viene sottovalutata, soprattutto in discipline ad alto rischio come lo sci.