Così il regime iraniano indebolito dai soprusi è stato sconfitto da due donne italiane: Giorgia Meloni ed Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala

Due donne contro l’Iran, in difesa di un’altra, giovane donna. Una donna che assomiglia in tutto e per tutto ai milioni di ragazze e di donne di Teheran e dell’intero Paese, vilipese e offese da una tirannia che con lo scudo ipocrita della religione nega loro, senza vergogna, ogni libertà, sotto il tallone di una polizia morale che le controlla, le bracca, le arresta, le tortura. Leggetelo, il libro di Barbara Stefanelli, Love harder, non tanto per conoscere la ferocia e l’accanimento di quella dittatura, ma per capire quanto ineguagliabile coraggio c’è in quelle donne che affrontano una battaglia che un mondo orripilato, ma anche rassegnato e un po’ codardo, considera senza speranza. (Corriere Roma)

La notizia riportata su altri giornali

La liberazione di Cecilia Sala stempera le polemiche rispetto alla missione lampo di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago da Donald Trump – con annessa visione di ben due ore del documentario sui fatidici fatti che culminarono nell’assalto di Capitol Hill – iniziativa vista con una certa malcelata riottosità da parte dei leader europei, compresa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. (Today.it)

Può dire quello che pensa e vuole sul mondo a suon di tweet, il patron di X e Tesla, magari senza accusare il premier inglese Starmer di coprire abusi e violenze, "quelle parole non le condivido". Cioè Elon che, assicura Giorgia Meloni alle prese con la tradizionale maratona di domande con i cronisti, non ha avuto un ruolo nella vicenda di Cecilia Sala, "e se lo ha avuto non ne sono al corrente", con cui non ha mai parlato del progetto Starlink in Italia. (ilmessaggero.it)

Anche sui social. «Ho la fotografia più bella della mia vita, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo». (Corriere della Sera)

Cecilia Sala, l’abbraccio

«È stata una decisione totalmente italiana, dall’inizio alla fine», ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca al Corriere, durante un briefing quando abbiamo chiesto se l’amministrazione Biden fosse stata informata, se abbia dato luce verde all’Italia per negoziare o evitare l’estradizione di Mohammad Abedini e se verrà ripagata con vantaggi per la propria sicurezza nazionale. (Corriere della Sera)

Ospite di DiMartedì, condotto da Floris Giovanni, l’arguto transfugo dalla Rai, ha messo assieme una serie di pensieri, accompagnato dalle parole e da una mimica teatrale, spiegando a noi stolti che il viaggio delle premier da Trump non era stato preparato a dovere, che la stessa Meloni non aveva informato nessuno, né il ministro degli esteri, né i due vicepresidenti del consiglio, nemmeno lo staff e, infine, che Elisabetta Belloni, dimissionaria dal ruolo di direttrice generale dei servizi di sicurezza, avrebbe potuto insegnare alla stessa presidente del consiglio come comportarsi, che cosa dire, che cosa non dire. (il Giornale)

A quel punto la donna chiude gli occhi e respira forte, a bocca aperta, come se quell’aria fosse la tonnellata di brutti pensieri maturati in brevi telefonate che i giornali traducevano in «fate presto», nelle notti insonni a cui seguivano le richieste di intervista e l’invito al silenzio del governo. (il manifesto)