Quanta noia (e incapacità di cogliere le notizie) con il Giletti dello «Stato delle cose»

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Per tutta la serata mi sono chiesto: «Come mai il nuovo programma di Giletti è sotto le insegne di Rai Cultura?». Il prevedibile non è cultura, la noia non è cultura, l’incapacità di prendere al volo un evento, come i primi spostamenti via terra dell’esercito israeliano all’interno dei confini libanesi, e farne il perno della trasmissione non è cultura. E allora? Allora non so. So che persino il titolo non è originale. (Corriere della Sera)

Se ne è parlato anche su altri media

Ammiraglie praticamente pari, in sovrapposizione: ‘Brennero’ 2,6 milioni, ‘ Fratello’ 2,55. Il 30 settembre è tornato Massimo Giletti schierando Renzi, Pascale e Vannacci su Rai3 ma perdendo anche in sovrapposizione con Corrado Augias, impegnato con Guerri sul fascismo. (Primaonline)

Lorenzo scoprirà che Pelayo è un trafficante di armi nelle prossime puntate de La Promessa. Le anticipazioni rivelano che La Mata entrerà di nascosto nel magazzino e vedrà la merce utilizzata dal conte. (SofiaOggi.com)

Almeno in questo primo round. Ufficialmente il suo principale competitor era Rete 4, con il talk Quarta Repubblica, ma l’attenzione degli addetti ai lavori era tutta concentrata sul tasto numero sette del telecomando. (La Stampa)

S’intitola Lo stato delle cose e va in onda il lunedì in prima serata su Rai 3. Massimo Giletti ritorna in quella che lui dice di aver sempre considerato casa sua, ovvero la Rai. (Avvenire)

1 A poche ore dal momento in cui sono stati resi noti gli ascolti della prima puntata de Lo stato delle cose, il programma che segna ufficialmente il ritorno di Massimo Giletti in Rai, Usigrai rende nota la posizione dei giornalisti Rai a proposito dei risultati ottenuti da Rai3 nel corso della prima serata del 30 settembre. (Fanpage.it)

Intervistato da Repubblica prima dell’inizio della nuova stagione de La Torre di Babele, Corrado Augias era stato netto: “Fare un programma culturale in televisione è complicatissimo. E lui disse: ‘Proviamoci’”. (la Repubblica)