Medici di famiglia, fa discutere la riforma ventilata dal ministro Schillaci

Medici di famiglia, fa discutere la riforma ventilata dal ministro Schillaci
Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
Nurse Times SALUTE

Fa discutere, l’ipotesi ventilata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, per i medici di famiglia, che da liberi professionisti convenzionati col Servizio sanitario nazionale ne diverrebbero dipendenti, per lavorare sul territorio, nelle future case di comunità. In questo modo sarebbero il primo riferimento dei cittadini rispetto alle richieste di salute. La novità dovrebbe interessare i nuovi medici di famiglia, mentre chi è già in attività continuerebbe con le attuali modalità negli studi, ma dovrà comunque mettere a disposizione della sanità territoriale, nelle strutture indicate dalle aziende sanitarie, un numero minimo di ore. (Nurse Times)

La notizia riportata su altri media

Anelli: “Venti milioni di ore l’anno (9-10 ore a settimana): è il tempo che, già oggi, gli oltre quarantamila medici di medicina generale italiani sono pronti a dedicare ai servizi per i cittadini nelle Case di Comunità. (Quotidiano Sanità)

I giovani dottori che, dopo la nuova specializzazione universitaria in Cure primarie, decideranno di diventare medici di famiglia non saranno più liberi professionisti che siglano una convenzione con il Ssn per tenere aperti i loro ambulatori alcune ore al giorno, gestendo in modo autonomo un determinato numero di pazienti (1.500 al massimo, che con le deroghe arrivano in media a 1.800), ma saranno veri e propri dipendenti, assunti con orari e contratti nazionali. (Nurse Times)

Riproduzione riservata 07 GEN (Quotidiano Sanità)

Medici di famiglia, vecchio studio addio: i nuovi assunti dentro le Case di comunità

I giovani dottori che decideranno dopo la nuova specializzazione universitaria in cure primarie di diventare medici di famiglia non saranno più infatti come oggi dei “liberi professionisti” che siglano una convenzione... (NT+ Enti Locali & Edilizia)

“Migliaia di località resteranno senza medico, a rischio i pazienti più anziani” denuncia la Federazione medici territoriali e lancia un appello all’Anci: “1420 case di comunità a fronte di oltre 8mila comuni in zone montane e rurali. (Quotidiano Sanità)

I giovani dottori che decideranno dopo la nuova specializzazione universitaria in cure primarie di diventare medici di famiglia non saranno più infatti come oggi dei “liberi professionisti” che siglano una convenzione con il Ssn in base alla quale tenere aperti i loro ambulatori per alcune ore al giorno gestendo un determinato numero di pazienti (1500 al massimo che con le deroghe arrivano in media a 1800) in modo autonomo e spesso troppo isolato, ma saranno dei veri e propri dipendenti assunti con orari e contratti nazionali. (Il Sole 24 ORE)