Meta e TikTok censori per conto di Netanyahu, l'Onu denuncia
C’è un’altra escalation, oltre a quella bellica, che sta andando in scena durante le guerre israeliane in Medio Oriente: è quella che riguarda la repressione mediatica e delle opinioni critiche su Israele. Lo dice nel suo rapporto annuale il Comitato speciale delle Nazioni Unite che si occupa, a partire dal 1968, di monitorare l’occupazione delle terre palestinesi. Se ha fatto scalpore la parte dell’inchiesta sulle operazioni israeliane a Gaza, “coerenti con le caratteristiche del genocidio” e le serie preoccupazioni sul fatto che Israele stia “usando la fame come arma di guerra” e stia attuando un “sistema di apartheid” in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, c’è un paragrafo passato in secondo piano: quello che denuncia un’azione coordinata tra governo di Tel Aviv e le piattaforme social per ostacolare l’accesso globale a informazioni critiche. (Inside Over)
Su altri media
Dopo le parole di papa Bergoglio, la relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati Francesca Albanese spiega in che modo l’esercito israeliano sta agendo per cancellare la vita a Gaza (Jacobin Italia)
Massacro è un termine diverso. “Evidentemente al Papa è sfuggito il rapporto dell’Onu che ridimensiona il numero di morti a Gaza. (RSI Radiotelevisione svizzera)
Più precisamente il Papa scrive che occorre «indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali». Nel suo ultimo libro, il Papa chiede che si indaghi su ciò che sta accadendo a Gaza per determinare se ha le caratteristiche di un genocidio (La Stampa)
Se l’aspettava un po’, Anna Foa. Nel suo nuovo libro, “La speranza non delude mai”, Bergoglio incoraggia un’indagine… (La Stampa)
Eppure su entrambe la ragione scivola e s’incarta su soluzioni precarie per cui la pace e il tetto sono sempre meno considerati un bene per tutti. Bergoglio domenica 17 novembre ha stupito solo gli stolti, quelli che nel Vangelo non riconoscono di essere parte di una vita e di una convivenza che ha bisogno della pace personale e dei popoli, pace sociale e pace spirituale. (L'Eco di Bergamo)
A parlare è l'arcivescovo armeno Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa apostolica armena presso la Santa Sede all'inaugurazione di un importante convegno internazionale alla pontificia università Angelicum dedicato alla preservazione dei siti cristiani in Artsakh. (ilmessaggero.it)