L’illusione dell’eletto dal popolo
Chi può credere, guardando a quello che avviene in Francia, che l’elezione diretta sia sinonimo di «farla finita con i giochi di palazzo» come continua a ripetere Meloni? Il sistema istituzionale francese non è quello che la destra al governo sta provando a far passare qui da noi, ma ne contiene i difetti. Del resto Meloni e meloniani presentano il loro cosiddetto premierato, creatura sconosciuta al resto del mondo, come una versione attenuata del presidenzialismo: quella sarebbe stata la loro prima scelta se non fossero stati costretti a fare dei compromessi (ma compromessi non ne hanno fatti e il premierato se lo sono votati da soli). (il manifesto)
Ne parlano anche altre fonti
Dopo la tregua olimpica vera o presunta della politica francese, a Parigi torna a animarsi la battaglia istituzionale, ed è nuovamente ripartito il braccio di ferro tra i partiti transalpini e Emmanuel Macron. (Inside Over)
In Francia va tutto a rotoli. Rotoloni doppiovelo, visto l’affaire dell’acqua della Senna, ma neppure il mondo politico d’oltralpe se la cava meglio degli organizzatori dei Giochi olimpici (sarà perché si tratta delle stesse persone?). (Liberoquotidiano.it)
Fosse successo in Italia, avremmo già litri di inchiostro versati per criticare lo stallo di un Paese incapace di darsi un governo, una classe politica litigiosa, uno Stato che “non può permettersi ora una crisi”. (Nicola Porro)
Ma c'è una novità alla vigilia del secondo giro di consultazione che si aprirà domani, senza la France Insoumise di Melènchon e senza il Rassemblement National di Le Pen e Bardella non invitati: i (Secolo d'Italia)
“Questa responsabilità spetta all'Assemblea nazionale dopo che i deputati hanno potuto ascoltare la dichiarazione di politica generale e la composizione del governo ed esprimere la loro scelta. “Non spettava al presidente della Repubblica censurare personalmente Lucie Castets”, la candidata espressa dall’alleanza di sinistra del Nouveau Front Populaire (NFP) per l’incarico di primo ministro. (L'HuffPost)
Oggi, Emmanuel Macron va in Serbia, anche per concludere la vendita controversa di 12 caccia bombardieri Rafale a un governo che per la Ue conserva una vicinanza preoccupante con la Russia, malgrado l’iter in corso per l’adesione all’Unione. (il manifesto)