Ucraina, Zelensky ringrazia la Santa Sede per la liberazione dei due sacerdoti

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Città del Vaticano Ci sono anche Ivan Levytskyi e Bohdan Heleta, padri della congregazione del Santissimo Redentore, tra le 10 persone rilasciate dalla Russia in uno scambio di prigionieri con l’Ucraina. I due sacerdoti erano stati arrestati il 16 novembre 2022 e per un lungo periodo non si erano ricevute notizie. Nell'annunciare con un post su X la liberazione di questo gruppo di persone, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto: "Sono grato a tutti coloro che hanno aiutato. (Vatican News - Italiano)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Fra loro ci sono anche due sacerdoti della chiesa greco-cattolica, Bohdan Geleta e Ivan Levitskyi, «catturati a Berdyansk per aver resistito agli occupanti», e Nariman Dzhelal, vicepresidente del Mejlis (un organo esecutivo e rappresentativo) del popolo tartaro di Crimea che era stato catturato nel 2021. (Corriere TV)

L’appello del Papa al termine dell’Angelus di oggi, 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, questa volta non nasce solo dal dolore per il dramma del conflitto in Ucraina, ma anche da una notizia, da una buona notizia: la liberazione di ieri di due religiosi redentoristi. (Vatican News - Italiano)

Nell'annunciare questa sera con un post su X la liberazione di dieci civili che erano detenuti in Russia, tra cui i due sacerdoti greco-cattolici Bohdan Geleta e Ivan Levytskyi e un funzionario locale, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ringrazia anche per l'azione del Vaticano. (la Repubblica)

Papa Francesco: «Nella Chiesa tutti devono sentirsi a casa». E nella festa dei patroni la buona notizia dei preti ucraini liberati

Tra le persone liberate anche due sacerdoti (LAPRESSE)

Lo ha detto Papa Francesco al termine dell'Angelus in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo, facendo riferimento alla scarcerazione dei due sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina Ivan Levytskyi e Bohdan Heleta. (Corriere TV)

Nella festa dei santi Pietro e Paolo parla al mondo di una Chiesa «che apre le porte della speranza per accogliere tutti, perchè tutti possano sentirsi a casa». E' un po' come quel "todos todos todos" urlato ai giovani durante il viaggio di Lisbona. (ilmessaggero.it)