Perché Kamala Harris ha perso contro Donald Trump
Perché Kamala Harris ha perso contro Donald Trump di Annalisa Cuzzocrea Kamala Harris ha perso contro Donald Trump. Non si è verificato quell’effetto donna, sperato dai democratici, sulle elezioni americane. Non c’è stata la fiducia che Harris avrebbe voluto conquistare invocando dignità e buonsenso. Ha vinto il desiderio dell’America di isolarsi mentre hanno perso le minoranze, che non si sono mobilitate per la vicepresidente. (La Stampa)
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Kamala Harris anche per questo non ha mai fatto breccia tra gli elettori (il Giornale)
Era una linea d’attacco particolarmente greve — se neppure Donald Trump tocca un certo argomento c’è da riflettere — perché il marchio d’infamia cristiano-conservatore («childless», senza figli) del quale Vance s’è fatto interprete dice molte cose. (Corriere della Sera)
I risultati delle elezioni americane, in diretta Secondo i conteggi più affidabili, i due candidati partivano da un bottino certo — 226 voti elettorali per Harris, 219 per Trump — e avevano 21 combinazioni ciascuno per superare la soglia dei 270 necessari per essere eletti. (Corriere della Sera)
Kamala Harris non ha ancora parlato ai suoi sostenitori e al Paese, dopo la vittoria di Donald Trump alla Casa Bianca, e la sua sconfitta. Lo ha annunciato ieri il co-presidente della sua campagna, Cedric Richmond, parlando alle persone ancora radunate alla Howard University di Washington, dove era stato allestito il ‘watch party’ della notte elettorale. (LAPRESSE)
Una sconfitta dura da accettare, e i democratici americani ora criticano Biden ha aspettato troppo per uscire dalla corsa. "Perchè ha resistito così a lungo? Non avrebbe dovuto nascondere la sua salute e ritirarsi molto prima", spiegano alla Reuters dall'entourage di Harris. (L'HuffPost)
Caro direttore, Axios, un sito di inconcussa fede progressista, presentando una cartina degli States nella quale il rosso del Grand Old Party è il colore dominante (277 voti elettorali a Trump, 244 a Harris), ha commentato: “L’ex presidente Trump è riuscito ad architettare la rentrée più stupefacente della storia americana, un ritorno che sfida la legge di gravità”. (Start Magazine)