Giustizia, Salvini: “Se assolti in primo grado non deve esserci appello”

(Adnkronos) – “Se uno viene assolto in primo grado, perché il fatto non sussiste, non ci deve essere l’appello, si buttano milioni”. Così il vicepremier e ministro Matteo Salvini, ospite stasera di Quarta Repubblica su Rete 4, sul tema della riforma della giustizia. “Un grande giurista italiano diceva che già il processo è la pena, io avevo un grande avvocato, che mi ha difeso per amicizia, ma chi finisce in tribunale e non ha migliaia di euro e viene condannato come fa?”, la domanda di Salvini dopo l’assoluzione a Palermo nel processo Open Arms. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)

Su altri giornali

L'anno va finendo con almeno una buona notizia: un tribunale ha assolto Matteo Salvini. Il paese ha evitato in corner una bruttissima figura dopo un teatrino non certo commendevole. Il fatto di processare il Ministro degli Interni per una operazione di polizia di frontiera già di per sé è stato un capitolo piuttosto ridicolo. (il Giornale)

"Se parliamo di memoria, di metterci o no la faccia, non consento a nessuno di scherzare. (Liberoquotidiano.it)

Il leader della Lega, dopo l'assoluzione, aveva lanciato una frecciatina al presidente del M5S: "Non sono abituato a fuggire dalle responsabilità a differenza di altri" (LAPRESSE)

La riforma della giustizia: “Risarcire le vittime dei giudici”

Poi, rimbalzato da Meloni, Matteo si proietta nella funzione di improbabile king maker del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, o in quella ancora più improbabile di sfidante in prima persona. Ma dopo l’assoluzione per il caso Open Arms, il ministro delle Infrastrutture, sembra aver perduto i freni inibitori che non erano il suo forte neanche prima, invero: così, prima lascia intendere che adesso è pronto a tornare a “occuparsi di sicurezza”, cioè a fare il ministro dell’Interno. (GLI STATI GENERALI)

Ed è in buona compagnia, il leader leghista. Chi sbaglia, paghi. (ilmessaggero.it)

È quanto propone in un’intervista il ministro di Giustizia, Carlo Nordio. Ma soprattutto il ministro vede la riforma costituzionale della separazione delle carriere (in stile anglosassone) tra magistratura inquirente e giudicante la riforma con “con più possibilità di arrivare in fondo e nei tempi più rapidi”, visto che sono già passati due anni di legislatura senza nessun voto sulle riforme: né la giustizia né il premierato. (QUOTIDIANO NAZIONALE)