Crollano le partenze verso gli Usa, biglietti aerei a prezzi stracciati (per ora)

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ESTERI

Non è l’estate che le compagnie aeree si aspettavano. Stando ai dati riportati da diverse fonti, tra cui Travelnews.ch, i vettori avevano puntato forte sull’ampliamento dell’offerta di voli transatlantici in vista della stagione estiva 2025. Ma i numeri raccontano una storia diversa: a marzo, il flusso di passeggeri svizzeri diretti negli Stati Uniti è precipitato del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un calo improvviso, che lascia intravedere le incertezze dei viaggiatori europei di fronte a un contesto politico ed economico sempre più instabile.

Le cause di questo crollo, del resto, sono molteplici. Da un lato, la percezione di un clima più ostile ai confini statunitensi, con controlli doganali più severi e politiche migratorie che hanno alimentato timori tra i turisti. Dall’altro, la flessione economica e le tensioni internazionali, che hanno spinto molti a rinviare i viaggi oltreoceano. Il risultato? I voli si svuotano, e le compagnie sono costrette ad abbassare i prezzi pur di riempire i posti rimasti invenduti.

Secondo un’analisi del Corriere della Sera, il costo di un biglietto da Roma a Washington, che poche settimane fa superava i 1.200 euro, è crollato a poco più di 500. Un trend che riguarda anche altri scali europei, dove le tariffe per gli Stati Uniti hanno subito riduzioni significative. Se da una parte questo potrebbe rappresentare un’occasione per chi sogna un viaggio oltreoceano, dall’altra riflette un malessere più ampio, legato alla diffidenza verso le destinazioni tradizionalmente considerate sicure.

C’è però un’eccezione: l’Italia. Mentre il turismo europeo verso gli Usa registra un netto calo, i dati dell’International Trade Administration e della Banca d’Italia mostrano che, nel primo trimestre del 2025, le partenze degli italiani sono rimaste sostanzialmente stabili. A marzo, oltre 80mila cittadini hanno scelto di volare oltre Atlantico, con un lieve calo del 3,4% rispetto al 2024. Un segnale che, nonostante le tensioni globali, il fascino dell’America continua a esercitare un certo richiamo.