Oltre il “ponte delle spie”

Lo scambio di prigionieri fra Russia e Stati Uniti, senza precedenti per numero di persone e di Paesi coinvolti, potrebbe essere il segnale che qualcosa sta muovendosi tra Mosca e Washington per arrivare a una soluzione diplomatica anche nella guerra in Ucraina. In apparenza, l’accordo che ha portato alla liberazione del corrispondente del Wall Street Journal Evan Gershkovich e di altri numerosi detenuti nelle carceri russe, in cambio di un killer dei servizi segreti del Cremlino condannato per omicidio in Germania e di svariati agenti di Putin in prigione in Occidente, ricalca uno scenario già visto in passato, nella realtà del “ponte delle spie” a Berlino, divisa dal Muro durante la Guerra fredda, così come nella finzione narrativa dei romanzi di John le Carré. (la Repubblica)

Se ne è parlato anche su altri media

Se le indiscrezioni fossero confermate, si tratterebbe di uno scambio storico per numeri e portata geografica: coinvolgerebbe più Paesi e almeno 10 detenuti politici… (la Repubblica)

L'operazione si concretizza in Turchia. Per gli Usa è "un miracolo" (Adnkronos)

Ad Ankara il più grande scambio di prigionieri tra Russia e Stati Uniti L'operazione avrebbe riguardato in totale 26 persone. Tra queste anche il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich (Dire)