Quattro ruote sgonfie, il peso dei dazi sulla Germania

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ESTERI

La Germania, già in affanno per la crisi dell’auto elettrica, i costi energetici alle stelle dopo la fine del gas russo e l’onere del sostegno all’Ucraina, si prepara ad affrontare un altro colpo: i dazi annunciati da Donald Trump. Una mossa che rischia di trasformare una situazione difficile in un autentico disastro, come dimostrano il crollo degli utili dei principali marchi tedeschi – fatta eccezione per Rheinmetall, il colosso dell’industria bellica – e il tracollo dei titoli azionari nei settori più esposti.

Trump, che oggi, 2 aprile 2025, ha ribattezzato il Liberation Day, ha annunciato l’introduzione di dazi del 20% su tutti i Paesi che, a suo dire, penalizzano i prodotti americani. "Tassiamo chi ci tassa", ha ripetuto più volte, fissando il discorso ufficiale per le 16 ora di Washington, le 22 in Italia, nel Rose Garden della Casa Bianca. Una misura presentata come "reciproca", cioè calibrata su quelle che gli Stati Uniti considerano barriere commerciali imposte da altri Paesi, e immediatamente operativa.

L’impatto sui settori europei, in particolare quello automobilistico, farmaceutico e alimentare, potrebbe essere devastante. I dazi, infatti, non sono semplici tasse sulle importazioni, ma strumenti che riducono la competitività delle aziende Ue sul mercato americano, favorendo al contempo l’industria domestica. E se l’Europa, almeno a parole, si dice pronta a rispondere, la realtà è che Bruxelles è divisa. Da un lato, c’è la consapevolezza di poter infliggere danni significativi all’economia statunitense; dall’altro, la paura che una guerra commerciale su più fronti finisca per indebolire ulteriormente un’economia già fragile.

La Germania, in particolare, è sotto pressione. Con un’industria automobilistica che fatica a riconvertirsi all’elettrico e un export tradizionalmente orientato verso gli Stati Uniti, rischia di pagare il prezzo più alto. Ma anche altri Paesi, seppur in misura minore, dovranno fare i conti con un protezionismo che, dopo anni di globalizzazione, sembra tornato in auge.