Chiesa sinodale permeabile alle voci della realtà
Chiesa sinodale permeabile alle voci della realtà “Una Chiesa sinodale è una Chiesa permeabile alle voci della realtà”, che sa parlare ancora di Dio in un tempo di “vuoto” e di “desertificazione spirituale”. E’ il volto di Chiesa designato dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella sua introduzione alla prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, in corso a Roma fino al 17 novembre nella basilica di San Paolo fuori le mura alla presenza di oltre mille delegati, tra vescovi, sacerdoti, laici e laici. (La Voce del Popolo)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Si respira aria di Concilio nella Basilica di San Paolo II, dove il primo annuncio del Vaticano II venne dato da san Giovanni XXIII nel 1959. Ma si sente insieme anche il profumo del Giubileo della speranza, cioè del futuro. (Avvenire)
Tra il 27 settembre e il 1° ottobre di quest’anno il Censis, per conto della Conferenza Episcopale Italiana, ha svolto una ricerca sull’Italia cattolica. Il campione di riferimento è stato di mille adulti e la ricerca ha fatto emergere una sfida epocale, con i suoi chiari punti critici ma non priva di opportunità, che possono fare da traino per un rilancio della vita di fede. (Diocesi di Mazara del Vallo)
Al via la prima Assemblea sinodale delle chiese in Italia. Oltre mille delegati Questo contenuto non è disponibile per via delle tue preferenze sui cookie (TV2000)
“Conversione comunitaria, conversione personale, conversione strutturale:” sono queste le tre direttive emerse nel percorso del Cammino sinodale, le “condizioni di possibilità per comunità più evangeliche e missionarie”. (Diocesi di Treviso)
Pubblichiamo l’intervento introduttivo di Erica Tossani, della Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino sinodale, alla Prima Assemblea sinodale. (Conferenza Episcopale Italiana)
Nel paese si diffonde un “clima conflittuale”, come dimostrano i femminicidi, “la crescita della violenza tra i giovani”, il linguaggio “sempre più segnato dall’odio”, i casi di antisemitismo, e in questo contesto chi ha incarichi pubblici “porta una responsabilità ancora maggiore” e deve evitare con particolare attenzione “modalità e parole violente e pericolose”. (la Repubblica)