Afghanistan, la voce di una dottoressa arrivata in Italia: «Non credete alle promesse dei talebani»
Quando i talebani sono entrati in città sono andati dalla sua famiglia a chiedere di lei.
I sostenitori dei talebani e chi aderisce ai loro gruppi sono persone poco o per niente istruite
La donna aveva studiato in Iraq ma aveva voluto tornare nella città dove era nata per fare il medico.
Gli scenari più ottimistici, quelli che seguono le promesse dei talebani sull’inclusione delle donne e il rispetto dei loro diritti, continuano a scontrarsi con le testimonianze che arrivano dall’Afghanistan. (Open)
La notizia riportata su altri media
Chi è rimasto a Herat, invece, non ha più tempo. Il proverbio “Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo” non vale più in Afghanistan. (Difesa e Sicurezza)
"Il nostro Centro per la diagnosi del tumore al seno di Herat, in Afghanistan, non c’è più. Ancora una volta a patire le conseguenze sono le donne: al centro accedevano gratuitamente circa mille donne l’anno e dal 2013, anno in cui è stato istituito, sono state esaminate circa 9.300 pazienti. (Elle)
“Fino a un mese fa ero la responsabile del centro, mi occupavo delle mammografie e dei tumori al seno", racconta infatti a La Stampa una delle dottoresse, "Ora non c’è più nessuno che lo faccia. Fortunatamente sono state tutte evacuate dal Paese e messe in salvo con le loro famiglie, ma oggi ad Herat non c'è più nessuno che si occupi di tumori al seno. (Yahoo Finanza)
Lì, grazie alla Fondazione Veronesi, siamo stati messi su un aereo militare e siamo arrivati in Italia" “Fino a un mese fa ero la responsabile del centro, mi occupavo delle mammografie e dei tumori al seno", racconta infatti a La Stampa una delle dottoresse, "Ora non c’è più nessuno che lo faccia. (Yahoo Finanza)
di Francesco Lommi. “Mi rivolgo alla comunità internazionale e alla politica, chiedendo loro di non dimenticare e abbandonare il nostro paese, l’Afghanistan, e di intervenire”. La dottoressa da pochi giorni ha trovato rifugio in Italia con la sua famiglia. (Luce)
E fino a pochi giorni fa nella struttura lavoravano due medici, due tecnici di radiologia, due tecnici di laboratorio. Resta una grande angoscia per tutte coloro che sono rimaste a Herat e nel Paese e che non potranno più accedere al centro e alle cure mediche (Io Donna)