Un sindaco in ogni società che riceve contributi. Così lo Stato entra nella stanza dei bottoni delle imprese

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la Repubblica ECONOMIA

Nemmeno in Cina o in Russia, esiste una norma così anti mercato come quella che vorrebbe introdurre il governo con la nuova legge di Bilancio: mettere un proprio sindaco in ogni società che abbia ricevuto un contributo dallo Stato. Nei corridoi di via XX settembre hanno pensato bene di mettere un rappresentante del Mef in ogni società, ente, organismo o Fondazione che riceve «un contributo a cari… (la Repubblica)

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Gentile Redazione, faccio seguito all’articolo di Savino Gallo del 29 ottobre (si veda “ANC: «No al controllo diretto del MEF nelle imprese»”) per sottolineare l’invasività e l’invadenza della norma che consente allo Stato di nominare un rappresentante del MEF negli organi di controllo degli enti (parrebbe tutti) che hanno ricevuto contributi dallo Stato (con una soglia bassissima di 100. (Eutekne.info)

Antonio Tajani – contrarissimo alla norma – ha evocato i metodi della Stasi, i famigerati e occhiuti servizi segreti dell’ex Germania est. Più cautamente la norma somiglia a certe pratiche in voga in Cina o nei paesi nordafricani, dove il sì agli investimenti delle aziende straniere passa dall’imposizione di rappresentanti del governo negli organi societari. (La Stampa)

«Credo», dice, «che debba essere corretta una norma priva di qualsiasi senso, voluta forse da qualche burocrate del Mef». La norma in questione è quella che obbliga tutte le imprese, pubbliche o private, che accedono a contributi pubblici in maniera diretta o indiretta, di aprire i loro collegi sindacali ad un funzionario del Tesoro. (ilmessaggero.it)

Ultim'ora news 2 novembre ore 20 (Milano Finanza)

A partire dal nuovo anno, enti e imprese che riceveranno contributi dallo Stato di grossa portata saranno soggette a controlli specifici, al fine di potenziare la supervisione sull’uso dei fondi pubblici erogati. (PMI.it)

– Le somme si tireranno fra qualche giorno. Ma per il concordato preventivo biennale, lo strumento messo in campo dal governo per incassare almeno 2 miliardi di euro da destinare al taglio dell’Irpef, già si profila un “secondo tempo” dopo la scadenza del 31 ottobre. (QUOTIDIANO NAZIONALE)