Orban sfida la Corte dell’Aja sul mandato di arresto e invita Netanyahu in Ungheria. Salvini: «Da noi è il benvenuto»
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Il leader della Lega fa eco a Orbán e attacca: «È una scelta politica». Il premier ungherese: «Per Netanyahu qui garantisco la sicurezza» I mandati di arresto al premier israeliano Benjamin Netanyahu e al suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant sono diventati, come era facilmente immaginabile, un caso politico internazionale. Al netto dei proclami di Washington – con Joe Biden che ha dichiarato «scandalosa» la decisione della Corte penale internazionale – il vero tema si pone per i 124 stati membri del tribunale dell’Aia, che avrebbero il dovere di eseguire la decisione della Corte. (Open)
Se ne è parlato anche su altre testate
Prendiamoci del tempo per approfondire (post necessariamente non breve). Prima di condividere come la penso in merito alla decisione della Camera preliminare della Corte Penale Internazionale di confermare la richiesta di arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, mi pare utile ricordare alcuni elementi che nel dibattito, ormai un muro contro muro indegno della gravità dei fatti, vengono sistematicamente dimenticati, mischiati o mistificati. (L'HuffPost)
Noi esamineremo e leggeremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte ad adottare questa scelta, rispettiamo la Corte, la sosteniamo, ma siamo altresì convinti che la Corte svolge un ruolo giuridico e non politico”. (Agenzia askanews)
Decisioni Corte penale internazionale su Netanyahu spaccano l’asse del governo Questo contenuto non è disponibile per via delle tue preferenze sui cookie (TV2000)
Parlo ergo sum. Ma cogito no, proprio no. (Il Fatto Quotidiano)
Un mandato di arresto è stato emesso anche per funzionari di Hamas, tra cui il leader Al-Masri, comunemente noto come Deif. Israele aveva affermato di averlo ucciso in un attacco aereo, ma Hamas non ha mai riconosciuto formalmente la sua morte. (Corriere della Sera)