Volkswagen, trovato l’accordo con i sindacati: i dettagli
Raggiunto un accordo tra Volkswagen e i rappresentanti dei sindacati degli stabilimenti di produzione tedeschi. La società ha acconsentito a mantenere aperti i dieci siti produttivi e a ripristinare gli accordi di sicurezza del lavoro fino al 2030. Leggi anche: La famiglia Porsche spinge per la chiusura dei siti in Germania In cambio, i lavoratori hanno accettato di rinunciare ad alcuni bonus, di ridurre il numero di apprendisti che ottengono un impiego permanente e di ridurre la capacità produttiva in cinque stabilimenti di diverse centinaia di migliaia di unità. (Italia Oggi)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Il contributo dei lavoratori a questo accordo è importante perché nei prossimi anni rinunceranno a migliaia di euro l'anno fra riorganizzazioni interne, minori premi ed ulteriori ridimensionamenti dei salari, compresi fra il 4 il 6% nelle classi di reddito più comuni secondo le stime del sindacato. (La Stampa)
La maratona Volkswagen, per scongiurare la chiusura di fabbriche in Germania e migliaia di licenziamenti, continua tra passi avanti e smentite. Azienda e sindacato, che ieri si sono incontrati per il quinto round di negoziazioni, trattano da circa 60 ore. (Corriere della Sera)
L'accordo è stato raggiunto dopo settimane di scioperi e negoziati. Il sindacato: «Abbiamo trovato una soluzione che garantisce i posti di lavoro, salvaguarda i prodotti e allo stesso tempo consente importanti investimenti futuri». (Lettera43)
Il potente sindacato dei metalmeccanici tedesco, Ig Metall, saluta l'accordo come «un miracolo di Natale». Ma l'intesa ha un prezzo molto salato: ci saranno esuberi per 35mila posti sui 300mila totali nei siti del Paese. (ilmessaggero.it)
Alla fine, tra Volkswagen e il potente sindacato tedesco IG Metall è stato raggiunto un accordo. Le trattative sono state molto lunghe, difficili e cariche di tensione. (HDmotori)
. In gioco non c'erano solo i salari, ma anche le basi su cui Volkswagen intende risolvere il problema di troppi lavoratori e troppi pochi ordini, in un contesto di domanda in calo in Europa e all'estero e di crescente concorrenza da parte delle case automobilistiche cinesi. (Il Sole 24 ORE)