Meloni supera l’esame Trump e punta a un vertice Usa-Ue a Roma
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Giorgia Meloni ha incassato più del semplice plauso durante l’incontro con Donald Trump, ottenendo quel rispetto che pochi leader europei possono vantare dopo un faccia a faccia con l’ex presidente americano, noto per le sue intemperanze. L’assenza di polemiche e la concretezza del dialogo hanno lasciato spazio a una prospettiva che la premier considera prioritaria: riunire attorno a uno stesso tavolo Stati Uniti ed Europa, possibilmente a Roma, dove i due potrebbero rivedersi a breve.
Quello delle costruzioni navali è uno dei dossier chiave emersi dai colloqui. Se l’America fatica a produrre più di cinque imbarcazioni l’anno – contro le 1.700 della Cina – e impiega oltre dieci anni per completarne una sola, Trump guarda all’Italia come a un partner strategico per ridurre la dipendenza da Pechino. Fregate, rompighiaccio e mercantili made in Italy potrebbero diventare la risposta a un settore in cui Washington è drammaticamente in ritardo.
Ma il lavoro diplomatico di Meloni non si ferma oltreoceano. Dopo il ponte gettato con gli Usa, la premier dovrà evitare che qualche attore europeo, a cominciare dalla Francia di Macron, tenti di indebolire il suo ruolo di mediatrice. Il vertice romano con Trump, che rappresenta un obiettivo politico cruciale, potrebbe essere minato da gelosie e rivalità continentali. Già si parla di un possibile avvicinamento a Berlino, come dimostra il recente colloquio con Friedrich Merz, leader della Cdu tedesca.
«Un bel successo politico», ha commentato Mario Monti, figura di spicco dell’establishment italiano ed europeo, che da economista ed ex premier conosce bene le dinamiche del potere. La sua valutazione, per quanto asciutta, sottolinea un dato: Meloni, pur mantenendo un profilo trumpiano in politica estera, non ha rinunciato a presentarsi come leale alleata dell’Ue. Un equilibrio non scontato, che potrebbe aprire nuove strade