Gli stivali tedeschi sull’Europa
Gli 800 miliardi di euro del piano di riarmo europeo, ribattezzato per esigenze di comunicazione positiva “Readiness 2030”, sembrano una misura dagli effetti pratici limitati, ma con ampie ripercussioni politiche ed economiche sulla struttura del Vecchio Continente. È necessario perché la spesa militare russa è superiore a quella europea? Assolutamente no, anzi, è vero il contrario. In pieno conflitto, la spesa russa ammonta a 145,9 miliardi di dollari, mentre quella europea (Regno Unito incluso) raggiunge i 457 miliardi di dollari (il triplo). (Altre Notizie)
Ne parlano anche altri giornali
“Andresti a combattere per la Germania? Nessuno di noi vuole la guerra, ma dobbiamo prepararci adesso”: la rivista tedesca Stern invita i giovani a prepararsi alla guerra con la Russia. (Farodiroma)
Anche di questo tema si è occupata la puntata di "Numeri", di Sky TG24, andata in onda il 21 marzo Il voto del Parlamento tedesco spiana la strada a un programma di spesa militare che in 12 anni potrebbe superare i 500 miliardi di euro, finanziati a deficit. (Sky Tg24 )
Mezzo trilione di euro sono stati destinati alla vaga categoria di “infrastrutture e neutralità climatica”, mentre l’aumento della spesa militare è ora esentato dalla Schuldenbremse, la rigorosa legge anti-debito introdotta nel 2009. (Contropiano)
Nel suo tentativo di diventare un partito “normale”, “accettabile”, Die Linke si è unito ai guerrafondai centristi radicali nella loro follia del riarmo. (Contropiano)
Friedrich Merz vuole barare prendendo al balzo la palla del piano di riarmo tedesco ed europeo per aprire i cordoni della borsa in Germania e spingere a maxi-investimenti il suo costituendo Governo con il volano dell'ennesima emergenza? Il sospetto non viene da qualche sovranista o zelante antieuropeista, ma dal gotha dell'informazione comunitaria. (Inside Over)
La Germania userà una “potenza di fuoco” di 1.000 miliardi di euro in 10 anni, grazie ai conti pubblici sinora tenuti ordinati. Merito di un rapporto tra debito e Pil sotto il 65% contro il 135% dell’Italia, il 112% della Francia e il 102% della Spagna per fare qualche confronto. (InvestireOggi.it)