Nomine, acquisti, favori: la destra nel feudo della cultura

Il degrado del ministero della Cultura – istituzione che dovrebbe tutelare e promuovere il patrimonio del paese, in tutte le sue forme, nell’interesse pubblico – non l’abbiamo scoperto con l’ondata di dimissioni partita a febbraio con la «resa» del sottosegretario Sgarbi. Neppure il caso Boccia, che ha segnato la fine del ministro Sangiuliano, può considerarsi il culmine delle vergogne di un dicastero scosso nelle ultime settimane dalle dimissioni del capo di gabinetto Spano, nominato dal neo-ministro Giuli il 14 ottobre e durato, appunto, come una meteora. (il manifesto)

Ne parlano anche altre testate

Il ministro della Cultura: vittima del "fuoco amico". Ma "Report" prepara nuovi "colpi" (Avvenire)

Getting your Trinity Audio player ready... L'ex capo di gabinetto del ministero della Cultura a Repubblica: "Il contratto di mio marito non c'entra niente. Sono addolorato" (Dire)

Lo scontro tra Giuli e Fratelli d'Italia Non c'è pace dalle parti di via del Collegio Romano, sede del ministero della Cultura. Dopo le dimissioni dell'ex ministro Gennaro Sangiuliano, costretto a lasciare per lo scandalo causato dalla confessa relazione con l'imprenditrice di Scafati, Maria Rosaria Boccia, il suo successore, Alessandro Giuli, è già entrato in conflitto con un pezzo molto influente di Fratelli d'Italia. (Today.it)

Quelli di FdI lo hanno definito pederasta, un termine orribile oltre che antico. "Chi ha pensato a difendere Spano? È stato offeso, vituperato. (Liberoquotidiano.it)

Lo fa con Repubblica. Francesco Spano, ex Capo di Gabinetto di Alessandro Giuli, durato al suo posto il tempo di un “amen”, rompe il silenzio. (Nicola Porro)

La messa in onda di «Report», più che danneggiare il governo e la destra, ha soprattutto avvantaggiato il suo autore Sigfrido Ranucci il quale ha così abilmente annunciato alla vigilia chissà quali devastanti rivelazioni («Un altro caso Boccia!») da portarsi dietro un bel 14 per cento di pubblico televisivo, che per la tv di oggigiorno equivale a un botto. (L'Eco di Bergamo)