"Non perdiamoci di vista": il Popolo Blu riempie Piazza del Popolo per l'Europa

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Piazza del Popolo, gremita come non accadeva da tempo, ha ospitato ieri l’evento "Una piazza per l’Europa", promosso dal giornalista David Maria Serra e sostenuto da una coalizione eterogenea di realtà sociali, sindacali e associative. Con oltre 50.000 presenze, la manifestazione ha rappresentato un momento di confronto e di unità, pur nelle evidenti divergenze che attraversano il centrosinistra e non solo. Tra i partecipanti, spiccavano rappresentanti dell’Anpi, della Comunità di Sant’Egidio, della Cgil e della comunità ucraina in Italia, a testimonianza di un mosaico di sensibilità diverse ma accomunate dalla volontà di rilanciare il progetto europeo.

Carlo Calenda, leader di Azione, ha preso la parola sottolineando l’importanza di un’Europa forte, non solo economicamente ma anche militarmente. "Adesso che gli Stati Uniti non ci sono più, la pace deve essere garantita da un’Europa solida", ha dichiarato, ricordando come l’Unione Europea sia nata proprio con l’obiettivo di condividere le risorse militari, citando la Comunità europea di difesa voluta da Alcide De Gasperi. Calenda ha poi aggiunto che la bandiera della pace è anche la sua, ribadendo però la necessità di un approccio pragmatico alla sicurezza continentale.

Non mancano, tuttavia, le voci critiche. Il generale Roberto Vannacci, noto per le sue posizioni controcorrente, ha bollato la manifestazione come un’iniziativa lontana dai reali bisogni del Paese, definendola "una spopolata piazza che promuove un’Europa pronta a ingoiare la nostra sovranità". Vannacci ha accusato l’Ue di sospendere la democrazia quando conveniente, come nel caso della Romania, e di aver favorito l’immigrazione illegale attraverso politiche di porti aperti e accordi con la Turchia, rendendo l’Europa "ricattabile".

La questione del riarmo europeo, lanciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è stata al centro del dibattito, dividendo i partecipanti. C’è chi, come Calenda, sostiene la necessità di un rafforzamento militare per garantire stabilità e sicurezza, e chi invece rifiuta categoricamente l’idea di un’Europa armata, preferendo concentrarsi su politiche di cooperazione e disarmo.