Lettera Burzi: "Sono innocente"
Poi l'uomo nero, il vero cattivo della storia, il sostituto procuratore che dall'inizio perseguì la sua logica colpevolista, direi politicamente colpevolista"
"La fine della storia" è l'oggetto della mail in cui ripercorre la vicenda "Rimborsopoli" e la condanna in appello per peculato a tre anni.
Lo scrive ad alcuni amici poco prima di suicidarsi, la notte di Natale.
Angelo Burzi era "certo di essere totalmente innocente". (Tiscali Notizie)
La notizia riportata su altri giornali
I due ex governatori Enzo Ghigo, nella cui giunta Burzi fu assessore al Bilancio, e Roberto Cota, amico e compagno di sventure negli ultimi anni, prendono posto poche file più avanti. Le sue parole vengono accolte da un applauso corale, manifestazione per certi versi inconsueta in un contesto come questo, di «sabaudade». (Corriere della Sera)
Essendo persona preparata e colta non si arrese rispetto alle assoluzioni del primo grado, ma appellandosi a sua volta ottenne la condanna nel successivo appello. Me ne vado in eccellente forma psichica, abbastanza traballante in quella fisica, certo che questo mio gesto estremo sia l'unica strada da me ancora percorribile la riduzione e la cessazione futura del danno! (ilGiornale.it)
Siccome arrendermi non è mai stata un’opzione, frangar non flectar, esprimo la mia protesta più forte interrompendo il gioco, abbandonando il campo in modo definitivo. Entrò per la prima volta in Consiglio regionale nel 1995, poi fu rieletto nel 2000, nel 2005 e nel 2010 (Prima Chivasso)
La lettera lasciata prima di morire dall'ex consigliere regionale di Forza Italia Angelo Burzi smuove le coscienze del fronte garantista: nel corso di queste ore, molte personalità hanno commentato le parole scolpite in calce dall'esponente politico morto suicida. (ilGiornale.it)
Lo scrive Matteo Renzi su Facebook, pubblicando la lettera che ha lasciato Burzi prima di togliersi la vita, sparandosi alla tempia la notte di Natale. La tragedia di Torino, come quella di trent'anni fa di Moroni all'inizio di Tangentopoli - ha concluso -, almeno ci insegnino qualcosa davvero» (La Stampa)
Dapprima i giudici dei primo processo d'appello, i quali, con una sentenza che definire iniqua e politicamente violenta è molto poco, azzerarono la sentenza di primo grado che mi vide assolto per insussistenza del fatto dopo due anni di dibattimento in aula". (La Repubblica)