Morta dopo aver mangiato insaccato, chiesto processo per titolare azienda

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OglioPoNews INTERNO

(Adnkronos) – Chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo nei confronti del titolare di un’azienda produttrice di insaccati. Le indagini erano scattate dopo la morte di una donna. La Procura di Perugia, nei primi giorni di marzo scorso, ha ricevuto una notizia di reato dall’Azienda Unità Sanitaria Locale Umbria 1 per violazioni della disciplina igienica della produzione e vendita di sostanze alimentari nei confronti del titolare di un’azienda della provincia di Arezzo che aveva prodotto un insaccato a base di suino contenente il batterio Listeria monocytogenes superiore ai limiti consentiti. (OglioPoNews)

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L’uomo sarebbe responsabile della produzione di un alimento contaminato dal batterio Listeria monocytogenes, risultato fatale per una donna di sessant’anni. La Procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio per il titolare di un’azienda produttrice di insaccati della provincia di Arezzo, accusato di omicidio colposo (Sardegna Live)

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Erano i primi di marzo e, alla procura, arriva la segnalazione - da parte dall'Azienda sanitaria locale Umbria 1 - per delle violazioni della disciplina igienica della produzione e vendita di sostanze alimentari nei confronti del titolare di un'azienda della provincia di Arezzo (Corriere dell'Umbria)

Un imprenditore, titolare di una ditta che produce insaccati, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio colposo, nei confronti di una donna morta nel 2024 dopo aver mangiato della coppa di maiale. (il Giornale)

Un'inchiesta partita dai primi segnali di allarme Le indagini sono scattate nei primi giorni di marzo 2024 , quando l’ Unità Sanitaria Locale Umbria 1 ha segnalato possibili violazioni igieniche nella produzione e vendita di alimenti. (Gazzetta del Sud)

La Procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo del titolare di un’azienda della provincia di Arezzo che aveva prodotto un insaccato a base di suino risultato contenente il batterio Listeria monocytogenes superiore ai limiti consentiti, prodotto consumato da una donna di poco più di 60 anni, già portatrice di altra patologia, morta all’ospedale di Città di Castello. (Il Sole 24 ORE)