Sayyed Nasrallah martire a Beirut – Zelensky a New York non convince nessuno
Aree di crisi nel mondo n. 216 del 29-9-24 di Stefano Orsi Beirut Alla fine gli assassini di Telaviv sono riusciti ad uccidere un leader libanese importante come Sayyed Nasrallah. La guida di Hezbollah, ma anche riferimento di gran parte del Medio Oriente, è stato assassinato assieme a alti ufficiali del suo entourage, durante la visita all’ONU del criminale genocida Netaniahu. Interessante notare come durante l’arrivo all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di “Bibi”, la stragrande maggioranza dei delegati si sia alzato andandosene in segno non solo di protesta ma anche di disprezzo nei confronti di un capo di stato ritenuto , a ragione, un vero criminale. (IlSudest)
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Non era ancora arrivata, però, la decisione politica di ucciderlo. L’intelligence di Israele conosceva la posizione di Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah ucciso venerdì, da molti mesi e questo è un ulteriore segno rivelatore — se ce ne fosse ancora bisogno — di quanto la sicurezza interna del gruppo libanese sia ormai molto compromessa. (la Repubblica)
Un missile è stato intercettato e distrutto in volo. A migliaia si sono diretti verso i rifugi. (il manifesto)
«Due fonti - riporta il Jerusalem Post - hanno riferito che il corpo non presentava ferite dirette e sembrerebbe che la causa della morte sia stata un trauma contundente legato alla forza dell'esplosione». (L'Unione Sarda.it)
È riuscito a raggiungere la loro casa, tra le raffiche dei bombardamenti. È il presidente della sezione italiana dell’Unione libanese culturale mondiale (WLCU), un’associazione internazionale che unisce i libanesi della diaspora. (il manifesto)
«Appena arrivata la notizia si sono fermati tutti, la gente trema, piange, grida e si batte il petto… è impressionante», commenta a caldo un volontario di una ong locale che distribuisce beni di prima assistenza al centro di accoglienza allestito nel complesso messo a disposizione dal ministero dell’Educazione, nella periferia a sud-est di Beirut, Dekwaneh. (il manifesto)