Auto al collasso? Ecco perché il caso Nissan (che ne licenzia 9.000) insegna anche all'Europa
Dall'Italia arriva l'allarme: l'industria automobilista europea è al collasso. Non solo Stellantis, ma anche Volkswagen soprattutto con Audi - che in questi giorni ha pubblicato i dati finanziari secondo cui ha perso il 91% della produzione, a causa della chiusura dello stabilimento di Bruxelles - e a catena tutte le altre. Ma anche a livello mondiale sta accadendo qualcosa di - non - imprevedibile: lo dimostra il collasso, perché diventa difficile definirlo diversamente, di un colosso come la giapponese Nissan che, alle prese con riduzione di ricavi e vendite, ha annunciato il taglio di 9.000 posti di lavoro a livello globale e una significativa riduzione della capacità produttiva, per adattarsi al calo delle vendite. (Torino Cronaca)
Su altri media
Infatti anche la Nissan ha annunciato che dovrà tagliare 9.000 posti di lavoro rinunciare al 20% della sua capacità produttiva, nel tentativo di invertire una tendenza che ha portato a una perdita netta nell’ultimo trimestre. (AlVolante)
In Germania crolla la produzione industriale e il peggio non è ancora arrivato (AGI - Agenzia Italia)
La crisi dell’auto arriva in Giappone. L’annuncio della nuova strategia è coinciso con la pubblicazione del bilancio per il semestre compreso fra marzo e settembre. (Corriere della Sera)
Il metodo è quello ormai noto, prevede una riduzione del 20% della capacità produttiva globale, per contenere i costi e il taglio del 7% dei posti di lavoro in tutto il mondo. Il comparto auto naviga in una crisi che si trascina da tempo e che si estende anche in Oriente. (ByoBlu)
La grande frenata del mercato automotive fa un’altra vittima illustre. Il gruppo giapponese Nissan ha annunciato di essere entrato ufficialmente in crisi. E ha comunicato al mercato un piano di licenziamenti, riduzione del numero di auto prodotte. (Vaielettrico.it)
La casa automobilistica giapponese Nissan ha annunciato un drastico piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 9.000 posti di lavoro a livello globale e una riduzione della capacità produttiva del 20%. (QuiFinanza)