Torino, bambino di 10 mesi morto in sala operatoria, recisa l'aorta
L’intervento chirurgico era programmato: solo poche ore di sala operatoria per correggere una malformazione congenita polmonare. Invece qualcosa va storto, il chirurgo per errore recide l’aorta scambiandola per un vaso sanguigno secondario. Questione di millimetri, capaci però di segnare il destino di un bambino di 10 mesi: il piccolo muore durante un disperato tentativo dei medici di correre ai ripari. (Corriere della Sera)
Ne parlano anche altri giornali
Secondo l’accusa al bambino di 10 mesi sarebbe stata recisa per sbaglio l’aorta durante un’operazione. (ilGiornale.it)
Aveva portato il figlio all'ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino, il più grande e importante del Piemonte, e tra i principali d'Italia specializzati nei bimbi. Il paziente doveva essere sottoposto a un intervento non usuale, che non sembrava però pericoloso, se non altro perché era stato programmato da tempo. (ilGiornale.it)
Sono nove i medici indagati per il caso del bimbo di 10 mesi morto presso l’ospedale Regina Margherita di Torino. Il piccolo stava subendo un intervento chirurgico per curare una malformazione congenita polmonare, nel corso della quale la sua aorta sarebbe stata recisa per errore. (Notizie.it )
«Dopo due anni di silenzio, che abbiamo mantenuto perché c’è un’indagine in corso, chiediamo a tutti gli organi di informazione, dai giornali alle televisioni, rispetto per il nostro dolore e quindi silenzio sulla nostra identità». (Corriere della Sera)
Coordinano l’inchiesta il pm Francesco La Rosa e l’aggiunto Vincenzo Pacileo che avevano ricevuto la notizia del reato due anni fa, direttamente dal Regina Margherita. Doveva doveva essere operato per una malformazione congenita al polmone e invece è morto al Regina Margherita di Torino. (Prima Novara)
Morto a dieci mesi, tre indagati per l’errore: “Il chirurgo non era specialista in bambini” Torino, recisa per sbaglio l’aorta durante un intervento. I periti: non era abituato a operare i bimbi. Il direttore: le équipe miste sono la normalità (La Stampa)