Anso e la web tax: un confronto acceso

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ECONOMIA

L'Associazione Nazionale Stampa Online (ANSO) ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla nuova norma sull'imposta sui servizi digitali, inserita nella Legge di Bilancio 2025. La proposta, che intende ampliare la platea dei soggetti destinatari dell'imposta, eliminando il precedente limite quantitativo di 5,5 milioni di euro di volume d'affari annuo, è stata duramente criticata dall'associazione. Secondo ANSO, tale previsione colpirà in modo significativo il mercato del giornalismo digitale locale e iper-locale, che si basa principalmente su modelli di business incentrati sui ricavi da pubblicità online.

Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all'innovazione tecnologica e alla transizione digitale, intervenendo all'Open Innovation Summit 2024 organizzato da Il Sole 24 Ore e Zest, ha dichiarato che la decisione del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) di istituire una web tax ha un suo fondamento dal punto di vista finanziario. Tuttavia, Butti ha sottolineato che avrebbe preferito un approccio più graduale e che il ministro Giorgetti sta valutando una sorta di progressione di tassazione.

La nuova norma, definita da alcuni come "stanga-imprese", prevede che molte aziende operanti nel settore digitale saranno soggette a una doppia tassazione. Oltre a dover versare l'IRES, l'IRAP e altre imposte previste dalla legge, queste imprese dovranno pagare allo Stato anche il 3% del loro fatturato. ANSO ha avvertito che questa misura colpirà in particolare le piccole aziende editoriali, indebolendo ulteriormente il sistema dell'informazione locale.

Il dibattito sulla web tax all'italiana si inserisce in un contesto più ampio di discussione sulle politiche fiscali e sull'innovazione tecnologica nel paese.