Figlie picchiate perché «non brave musulmane», tre pakistani (cittadini italiani) condannati ma latitanti

Il caso aveva fatto rumore. Anche perché avvenuto in provincia di Brescia, la terra dove venne uccisa dal padre e lo zio Hina Saleem, ritenuta troppo occidentale, e dove abitava Sana Cheema, ammazzata in patria per aver detto "no" al matrimonio combinato. In questa vicenda l'epilogo è stato fortunatamente migliore. Le vittime di maltrattamenti fisici e psicologici si sono salvate, ma chi le ha picchiate «perché non brave musulmane» è scappato dopo la condanna definitiva della Cassazione pronunciata lo scorso 28 giugno. (ilmessaggero.it)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Come è successo – ad esempio – in una famiglia pakistana in Trentino che viveva una violenza totale fatta di minacce, umiliazioni, controllo e gelosie a causa di un padre di famiglia aggressivo, violento e persino senza scrupoli. (la VOCE del TRENTINO)

Nuovo caso di latitanza a Brescia, dove sarebbero irreperibili padre, madre e fratello di quattro ragazze che venivano picchiate perché non si comportavano come "brave musulmane". Lo riporta oggi il Giornale di Brescia. (La Repubblica)

È riuscita a ottenere l’annullamento del matrimonio con il cugino in Pakistan, potrà riassaporare la vita da donna libera, decidere chi amare, chi frequentare. Non andrà in carcere e forse non è quello che avrebbe voluto, nonostante tutta la sofferenza, neppure la figlia. (Corriere del Trentino)

Botte alle figlie "non brave musulmane", condannati in fuga

Lo stesso genitore, finito a processo per maltrattamenti in famiglia e induzione coatta al matrimonio, vive in Italia da quasi due decenni, ma evidentemente non si è mai integrato, non ha voluto aprirsi ad una cultura differente da quella d'origine. (l'Adige)

La vicenda di cronaca arriva ancora una volta dalla provincia di Brescia, dove lo scorso due luglio è arrivata la notizia della conferma, da parte della Cassazione, della condanna a cinque anni per i due genitori e il figlio. (La Stampa)

Nuovo caso di latitanza a Brescia, dove sarebbero irreperibili padre, madre e fratello di quattro ragazze che venivano picchiate perché "non brave musulmane". Lo riporta oggi il Giornale di Brescia. (Il Messaggero Veneto)