L’inverno demografico in Italia è irreversibile, l’allarme degli esperti

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INTERNO

L’Italia non riuscirà a invertire la tendenza del cosiddetto inverno demografico, un fenomeno che, come sottolineato dall’Istat, si conferma inarrestabile nonostante i tentativi di mitigarne gli effetti. Durante un’audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sugli impatti economici e sociali della transizione demografica, è emerso con chiarezza che il divario tra nascite e decessi continuerà ad ampliarsi, con ripercussioni profonde sul sistema Paese.

Francesca Luppi, docente alla Cattolica, ha evidenziato come la scelta di non avere figli stia diventando sempre più normalizzata, soprattutto tra le giovani generazioni, alle quali mancano quelle precondizioni di base – economiche, sociali, lavorative – che renderebbero la genitorialità un percorso accessibile. «Se non interveniamo sulle cause strutturali», ha osservato, «rischiamo di consolidare l’idea che restare senza figli sia l’unica opzione praticabile».

Gli andrologi, dal canto loro, hanno espresso preoccupazione per il minimo storico di fecondità registrato nel 2024, sottolineando che, al di là delle implicazioni socioculturali, è necessario agire anche sul piano medico-assistenziale. Le coppie che affrontano difficoltà nel concepimento, infatti, avrebbero bisogno di percorsi più efficienti e supportati, un aspetto spesso trascurato nel dibattito pubblico.

Sul fronte economico, l’Istat ha messo in guardia sulle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione: l’aumento della spesa sanitaria, previdenziale e assistenziale peserà sempre di più sui conti pubblici, in assenza di un ricambio generazionale in grado di sostenere il sistema. Il presidente Francesco Maria Chelli ha ribadito che, nonostante il lieve calo della popolazione residente sia compensato da un saldo migratorio positivo, la dimensione media delle famiglie si sta riducendo, segnale di un cambiamento strutturale nelle dinamiche sociali.