Il lungo raggio di un disastro ravvicinato

Siamo a un mese esatto dall’operazione militare ucraina del 5-6 agosto nella regione russa di Kursk, l’azzardata e storica “invasione” della Federazione russa – il Corriere della Sera ha fatto riferimento alla prima volta dell’operazione Barbarossa del 1941 delle truppe hitleriane – stavolta per risposta che si è voluta a tutti i costi simmetrica all’invasione russa del Donbass del febbraio 2022. Ora, di fronte al terremoto politico in corso nel potere a Kiev, è legittimo interrogarsi sui risultati dell’operazione Kursk. (il manifesto)

La notizia riportata su altri giornali

Non sorprendono così il rimpasto di metà del governo ucraino e le dimissioni di 6 ministri, avvenute in un momento difficile della guerra, che vede i russi accelerare nel Donetsk e gli ucraini faticosamente impegnati nel consolidare la mini-testa di ponte nel Kursk, pegno da riscattare in un eventuale tavolo di negoziati, invero improbabili prima che Oltreatlantico le elezioni presidenziali sciolgano i dubbi sulla Casa Bianca. (Avvenire)

Nel corso dell’estate in questa zona sono stati segnalati ripetuti movimenti ucraini che avrebbero potuto fare pensare anche a un nuovo tentativo di sfondamento, ma con l’apertura del fronte di Kursk e le difficoltà nel Donbass è improbabile che questo accada: la Russia è in posizione difensiva e di controllo, l’Ucraina non ha forze sufficienti a disposizione e sul lungo periodo anche questa linea rischia di indebolirsi. (RSI.ch Informazione)

Ma “Netanyahu vuole ancora più guerra”, è il titolo icastico del Washington Post, che sintetizza la posizione del premier israeliano e del suo governo. Guerre, punto – Raid nella Striscia e rastrellamenti in CisGiordania, con vittime a bizzeffe; sei ostaggi israeliani uccisi a Gaza, quando stavano per essere liberati: orrori che fanno fremere il Mondo, proteste che scuotono Israele. (Giampiero Gramaglia – Gp News)