Nuove accuse di stupro contro Silvio Viale: il ginecologo abortista di +Europa denunciato da 7 ragazze

Piovono nuove accuse contro Silvio Viale, conosciuto come il “dottor Morte” per i suoi diecimila aborti e per le campagne per l’eutanasia, esponente di spicco di + Europa e attualmente consigliere comunale a Torino. Salgono infatti a sette le ragazze che lo accusano di frasi e comportamenti inappropriati durante alcune visite ginecologiche. A dicembre, le accusatrici di Silvio Viale erano quattro. Dunque, si sono aggiunte altre tre giovani donne. (Secolo d'Italia)

Se ne è parlato anche su altri media

Le sette donne che oggi puntano il dito contro Viale sostengono che il ginecologo avrebbe avuto, nei loro confronti, dei comportamenti a sfondo sessuale durante le visite. (Torino Cronaca)

All'inizio erano in quattro a puntare il dito contro il ginecologo Silvio Viale . È cresciuto, di mese in mese, il numero delle donne che hanno sfilato... (Virgilio)

Sono narrazioni imbarazzanti e piene di vergogna quelle offerte da alcune pazienti che nelle settimane scorse si sono presentate in Procura per spiegare cosa sarebbe accaduto durante le visite ginecologiche nello studio di Silvio Viale (Corriere della Sera)

TORINO – Si fa sempre più complicata la situazione di Silvio Viale, ginecolo e consigliere comunale di Torino. Nuove accuse di molestie sessuali si aggiungono a quelle già in mano agli inquirenti. Ora sono almeno sette le donne che lo accusano di comportamenti inappropriati a sfondo sessuale. (Quotidiano Piemontese)

Palpeggiamenti e carezze, commenti inopportuni e lesivi della dignità, domande indiscrete sulle abitudini sessuali personali. Altre tre pazienti in queste settimane hanno mosso accuse contro il medico, per un totale di 7 presunte vittime, tutte di età compresa tra i 20 e i 35 anni. (Today.it)

Alcune hanno parlato di palpeggiamenti e mani che “indugiavano” durante le visite, altre di frasi e domande indiscrete sulla vita privata e sulle abitudini sessuali tali da generare «un senso di impotenza e vergogna». (La Stampa)