A Teheran i reporter sotto tiro continuo: “Tenuti con un cappio”
«La prima volta sono stata arrestata nel 2008. Dovevo realizzare un reportage sulla fossa comune di Khavaran, alla periferia di Teheran, dove si trovano i resti di centinaia di prigionieri politici giustiziati nel 1988 e dove, da allora, madri e mogli piangono i loro morti senza tomba. Mi fermarono e mi portarono a Evin, rimasi due settimane in isolamento e poi uscii con la condizionale, ma anche… (La Stampa)
Su altri media
Hanno comunque trovato il modo di torturarmi anche lì. Per punizione sono stato spedito nella sezione adulti ed è stata la mia fortuna, perché nel reparto minorile si veniva stuprati nelle prime ventiquattro ore. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Miracolate sioniste e spie ebree con la passione Il cuoco insultatore, in un post Telegram ha scritto parole deliranti: "Lunga vita all’Iran e a chi resiste alle ingerenze imperialiste. (Secolo d'Italia)
È una storia che non ha niente a che fare con la libertà di stampa, l’arresto di Cecilia Sala, ora dopo ora, sta assumendo un’altra dimensione: è un sequestro di persona. (Liberoquotidiano.it)
Non solo Cecilia Sala. Come ha fatto notare Shirin Ebadi, avvocato e premio Nobel per la Pace, la reporter italiana non è né la prima straniera a essere arrestata dal regime di Teheran né sarà l’ultima: “Prendere ostaggi e ricattare – ha scritto su Instagram – è una tradizione in Iran da molto tempo. (Il Fatto Quotidiano)