Così le banche continuano a versare benzina sull'incendio del clima
Nei sette anni trascorsi dall’adozione dell’Accordo di Parigi, le 60 maggiori banche private del mondo hanno finanziato i combustibili fossili con 5.500 miliardi di dollari. Tra queste anche le due più grandi banche italiane, UniCredit e Intesa Sanpaolo, che dal 2016 hanno concesso all’industria fossile rispettivamente 43 e 22 miliardi di dollari in termini di prestiti e sottoscrizioni, risultando anche nella lista delle prime 40 banche a livello mondiale che finanziano le multinazionali coinvolte nell’espansione dell’industria dei combustibili fossili, tra cui Eni e Total (Qualenergia.it)
Ne parlano anche altre testate
La crisi energetica ha dato nuova linfa ai finanziamenti alle fossili. Le compagnie del fracking attraggono l’8% di investimenti in più del 2021, quelle attive nel gnl ben il 50% in più I numeri della finanza fossile nel rapporto annuale Banking on Climate Chaos (Rinnovabili)
Ma è davvero così? Anche quest’anno, il report Banking on Climate Chaos svela i numeri. A guardare i comunicati stampa e gli eventi di settore, sembra che il net zero – l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra – sia una missione trasversale, condivisa da tutte le big della finanza. (Valori.it)
Sotto la lente della vigilanza la gestione del rischio climatico e ambientale. Gli istituti medio-piccoli hanno appena inviato a Bankitalia i piani di intervento. (Milano Finanza)
Famiglie in Mozambico cacciate dalle proprie case per far spazio alle infrastrutture per lo sfruttamento del gas e ricollocate in un nuovo insediamento lontano dalle tradizionali fonti di sostentamento. (Valori.it)
Nonostante lo scorso anno le compagnie del settore abbiano realizzato profitti per 4 trilioni di dollari. (Il Fatto Quotidiano)
Il finanziamento dei combustibili fossili da parte delle 60 maggiori banche del mondo nel 2022 è sceso a 673 miliardi di dollari, dai 742 miliardi di dollari del 2021. È quanto è emerso dal 14° rapporto annuale “Banking on Climate Chaos”, pubblicato oggi dalle organizzazioni non governative e della società civile Rainforest Action Network e Oil Change International. (Energia Oltre)