L’antisemitismo tra ideologia e censura
Il 27 settembre al palazzo di vetro di New York Beniamin Netanyahu accusava le Nazioni unite, dal cui podio stava parlando all’assemblea, di essere «una palude antisemita». È forse l’esempio più illuminante e diretto del ricorso dissennato e strumentale a questo epiteto per diffamare qualunque presa di posizione critica nei confronti della politica israeliana in Medio oriente e di condanna delle modalità di conduzione della guerra contro Hamas a Gaza e Hezbollah in Libano (il manifesto)
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Un anno dopo l’incredibile azione partita da Gaza, che portò alla morte di 1200 e al rapimento di circa 250 civili israeliani, un anno dopo la più incredibile e clamorosa sconfitta strategica e d’immagine mai subita da Israele in casa propria, e per mano delle truppe non proprio addestratissime ed equipaggiatissime di Hamas, Netanyahu ha voluto presentarsi all’appuntamento dell’anniversario con uno scalpo pesante, capace di oscurare il ricordo di quella clamorosa defaillance, di far passare in terzo piano le proteste di familiari e amici dei rapiti, di derubricare perfino ad argomento della propaganda avversaria il ricordo – già timido di suo, nella società israeliana – delle decine di migliaia di civili uccisi a Gaza dall’esercito d’Israele, con ogni probabilità responsabile – assieme ai suoi vertici politici – di crimini di guerra che come tali non passeranno mai in giudicato, a proposito di memoria. (GLI STATI GENERALI)
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incoraggiato i cittadini iraniani a voltare le spalle ai loro leader, in un video messaggio con una chiara sfumatura di guerra psicologica. Chiedete a Mohamed Deif. (Gazzetta del Sud)
Un discorso di supremazia che esprime l’obiettivo di occupare l’intera area dal Giordano fino al mare». «Un discorso di menzogne e violenza. (La Nuova Venezia)
Perché nello slang comune si poteva dire: «Magari è vero che Israele ha sofferto il 7 di ottobre, è vero che l'Iran le ha scatenato contro l'inferno... (il Giornale)
Ci riferiamo all’atteggiamento del governo Netanyahu nei confronti delle Nazioni Unite. Non è ammissibile, infatti, che l’ambasciatore israeliano riduca a brandelli la Carta dell’ONU al Palazzo di Vetro e, meno che mai, che ci si permetta di dichiarare persona non gradita il segretario generale Guterres: un galantuomo che da anni si batte per il rispetto dei diritti umani e contro ogni barbarie. (articolo21)
Il presidente americano sa benissimo che l’attacco israeliano è già cominciato. E se nell’anno passato si è impegnato, ma solo a parole, a fermare o a contenere l’escalation israeliana contro i palestinesi a Gaza, ora non muoverà un dito per impedire la nuova guerra. (il manifesto)