“Pronti a colpire Teheran”. Netanyahu provoca l’Iran e fa felice l’amico Trump

Chissà se dietro le ultime e inquietanti minacce di Benjamin Netanyahu all’Iran si cela il desiderio del primo ministro di Israele di ingraziarsi il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che durante la campagna elettorale ha più volte definito il regime di Teheran come la più grande minaccia per la stabilità del Medio Oriente. In un videomessaggio in inglese rivolto al popolo iraniano, il leader di Tel Aviv ha affermato chiaramente che un eventuale terzo attacco di Teheran contro Israele “semplicemente paralizzerebbe l’economia dell’Iran”. (LA NOTIZIA)

Su altre fonti

Getting your Trinity Audio player ready... Nel corso del primo mandato del presidente Trump, Tel Aviv ha potuto avviare negoziati per normalizzare per la prima i suoi rapporti con Riad. (Dire)

I conflitti in MO e Ucraina: l’intervista del 4 novembre a Il Contesto. (Analisi Difesa)

Sembrerebbe che però ora l’Iran punti a un negoziato, o a un’attesa sull’evoluzione della situazione, proprio a causa della vittoria di Trump alle elezioni. L’Iran avrebbe deciso di rinviare la sua operazione di risposta all’ultimo attacco nei suoi confronti da parte di Israele dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane. (B-Lab Live!)

Iran rinvia risposta all’attacco di Israele dopo la vittoria di Trump

Alì Khamenei Sfruttare il periodo di transizione di potere tra la presidenza di Joe Biden e la seconda di Donald Trump per lanciare un nuovo attacco contro Israele ed espandere il conflitto mediorientale è la priorità della Repubblica Islamica. (Italia Oggi)

Il popolo di Israele non vuole questa guerra. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si rivolge agli iraniani in un video in lingua inglese, avvertendo che un terzo attacco di Teheran contro lo Stato ebraico “semplicemente paralizzerebbe l’economia” del Paese. (LAPRESSE)

Funzionari iraniani hanno dichiarato a Sky news Arabia che Teheran sta rimandando l'annunciato attacco allo Stato ebraico - in risposta ai raid israeliani del 26 ottobre - in attesa di avviare negoziati con il neo presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump (La Stampa)