Il Washington Post non sosterrà Kamala Harris. Che succede ora?
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Se la democrazia muore nell’oscurità, resta da capire se gli Stati Uniti stiano davvero imboccando quantomeno il viale del tramonto. Il motto che dal 2017 (“Democracy dies in darkness”) accompagna la testata del Washington Post è una sorta di memento mori che non riguarda solo la stampa libera, bensì quale idea di società vogliamo mettere in pratica. In questo senso, la decisione di Jeff Bezos (editore dello storico quotidiano statunitense e, soprattutto, fondatore di Amazon) di non avallare l’endorsement del Post a Kamala Harris (ufficialmente per mantenere una linea di neutralità tra la candidata dem e Donald Trump) ha provocato una reazione interessante, con circa250mila abbonamenti disdetti in pochissimi giorni. (Esquire Italia)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Per i democratici è inconcepibile che il The Washington Post, il giornale liberal per eccellenza, la testata che ha scatenato il Watergate, possa per la prima volta dopo ben trentasei anni non esprimere un endorsement per il candidato dem. (Il Riformista)
Una notizia bomba nell'ambiente politico, ma anche nel mercato dell'informazione e oggi si sostanzia in perdite concrete: nel periodo di riferimento tra il 25 ottobre (data del mancato endorsement) e il 29 ottobre, gli account social del Post hanno perso 28mila follower, mentre il sito web in un solo giorno è sceso da 4,9 milioni a 3,9 milioni di accessi, come sottolinea l'agenzia Arcadia. (RaiNews)
Dottore di ricerca, è professore emerito presso l’Allan Hancock College di Santa Maria, in California. Alcuni dei suoi articoli hanno ricevuto premi dalla National Association of Hispanic Publications. (Ultima Voce)
Forse non ha mai letto Dante e la punizione che il Sommo ha riservato agli ignavi oppure, più probabilmente, ha fatto semplicemente i suoi conti. Bezos infatti tra le altre cose è anche proprietario del Washington Post, il terzo maggiore quotidiano americano. (il Giornale)
Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post, in un editoriale conferma la scelta di evitare sul giornale l’endorsement della candidata democratica, come accadeva ininterrottamente da 1976. (Il Fatto Quotidiano)
"Rinunciare all'endorsement è una scelta di principio, ed è quella giusta". Jeff Bezos rivendica in un editoriale pubblicato sul Washington Post la decisione di non fare esprimere il giornale di cui è editore a favore di uno dei due candidati alle presidenziali americane, interrompendo una tradizione decennale. (Adnkronos)