Il Washington Post non sosterrà Kamala Harris. Che succede ora?
Se la democrazia muore nell’oscurità, resta da capire se gli Stati Uniti stiano davvero imboccando quantomeno il viale del tramonto. Il motto che dal 2017 (“Democracy dies in darkness”) accompagna la testata del Washington Post è una sorta di memento mori che non riguarda solo la stampa libera, bensì quale idea di società vogliamo mettere in pratica. In questo senso, la decisione di Jeff Bezos (editore dello storico quotidiano statunitense e, soprattutto, fondatore di Amazon) di non avallare l’endorsement del Post a Kamala Harris (ufficialmente per mantenere una linea di neutralità tra la candidata dem e Donald Trump) ha provocato una reazione interessante, con circa250mila abbonamenti disdetti in pochissimi giorni. (Esquire Italia)
Se ne è parlato anche su altri giornali
La decisione del Washington Post di non esprimere un endorsement a Kamala Harris o a un candidato per la campagna presidenziale 2024 ha sollevato aspre critiche all’interno del giornale. Dottore di ricerca, è professore emerito presso l’Allan Hancock College di Santa Maria, in California. (Ultima Voce)
Una “scelta principio” di più una scelta “giusta”, così Jeff Bezos alla fine prende carta e penna, o forse pennino e tablet, per siglare un editoriale chiarificatore dopo le polemiche che hanno attraversato come un uragano il mondo liberal americano. (Il Riformista)
SAN LUIS OBISPO (Usa). “La decisione del Washington Post di non fare un endorsement nella campagna presidenziale è un grosso sbaglio”. Queste parole fanno parte di un comunicato firmato da 13 editorialisti del Washington Post che includono anche Eugene Robinson, vincitore del Premio Pulitzer nel 2009 per i suoi editoriali. (Notizie Geopolitiche)
NEW YORK – Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, ha difeso la decisione di non schierare per la prima volta il giornale della capitale con uno dei candidati presidenziali, a pochi giorni dal voto. (la Repubblica)
Una notizia bomba nell'ambiente politico, ma anche nel mercato dell'informazione e oggi si sostanzia in perdite concrete: nel periodo di riferimento tra il 25 ottobre (data del mancato endorsement) e il 29 ottobre, gli account social del Post hanno perso 28mila follower, mentre il sito web in un solo giorno è sceso da 4,9 milioni a 3,9 milioni di accessi, come sottolinea l'agenzia Arcadia. (RaiNews)
Ma Jeff Bezos, mister Amazon, il secondo uomo più ricco del pianeta (dopo Elon Musk) con un patrimonio personale stimato in circa 205 miliardi di dollari, in qualche modo sta pagando la sua scelta di essere pavido. (il Giornale)