Imola, crac Bio-On: richieste condanne fino a dieci anni, ora tocca alle 1.261 parti civili

Prosegue il processo sul crac della Bio-On, la società di bioplastiche con sede nella frazione castellana di Gaiana fallita a fine 2019 (e poi acquisita più di un anno fa dalla piemontese Haruki Spa controllata al 75% da Maip Compounding Srl). Chiusa la requisitoria con le richieste di pena della Procura di Bologna nei confronti dei nove imputati accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta impropria e distrazione e tentato ricorso abusivo al credito, oggi e domani toccherà alle 1.261 parti civili comparire davanti al collegio presieduto dal giudice Domenico Pasquariello (Corriere Romagna)

La notizia riportata su altre testate

Per il crac della start-up che prometteva di salvare il mondo dalla plastica prima di fallire sotto il peso del report del fondo Quintessential e dell’inchiesta penale, l’accusa ha chiesto nove condanne di fronte alla corte presieduta dal giudice Domenico Pasquariello: dieci anni di reclusione per i due fondatori Marco Astorri (ex presidente) e Guy Cicognani (ex vicepresidente). (corrieredibologna.corriere.it)

Una condotta che per "avidità e narcisismo" ha generato "un danno patrimoniale e finanziario enorme nelle dimensioni, diffuso e pervasivo negli effetti". (QUOTIDIANO NAZIONALE)

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Bologna, il pm e il crack di Bio-on: «Gestione criminale, azienda vuota come i vasetti con dentro l'aria di Napoli»

A tracciare questo parallelo, avviando la requisitoria della procura di Bologna nel processo che vede imputate nove persone, tra cui l'ex presidente della società Marco Astorri, è il procuratore aggiunto Francesco Caleca, secondo cui Bio-On, dietro "un'etichetta che decantava un'immagine rivoluzionaria", nascondeva sostanzialmente il nulla, visto che "non possedeva la tecnologia che diceva di avere". (La Repubblica)

La procura chiede dieci anni di reclusione per Marco Astorri e Guido Cicognani. Così il pubblico ministero Michele Martorelli ha chiuso la sua requisitoria nel processo su Bio-on, la start-up della plastica senza petrolio arrivata a valere 1,3 miliardi in Borsa prima di fallire dopo il report del fondo ribassista Quintessential e l’inchiesta della Procura. (Corriere della Sera)

Erano i barattoli dell’aria di Napoli ma, a parte il valore estetico, dentro non c’era nulla». «Mi è venuta in mente l’immagine di un vecchio souvenir. (Corriere della Sera)