Speranze infrante, cuori spezzati. Le bambine afghane non tornano a scuola, neanche quest’anno

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UNICEF Italia ESTERI

Gulalay aveva 14 anni quando è entrato in vigore il divieto di frequentare la scuola secondaria. “Dopo la chiusura delle scuole, mi è stato detto di prendere marito perché non c’era altro da fare”, racconta. “Quando ho sentito queste parole, il mio cuore è andato in frantumi. Sono una bambina. Mi sento malissimo, non penso che qualcuno possa capire la situazione. La mia infanzia è finita”. “Pochi anni dopo il matrimonio, mi sono ammalata e mio marito è emigrato, lasciandomi sola. (UNICEF Italia)

Ne parlano anche altri giornali

Poche cose al mondo sono emozionanti come i video delle donne afghane che cantano per disobbedire alla tirannia dei talebani. È la vita che disobbedisce alla morte, né più né meno. Alcuni sono opera di donne esuli, alcuni realizzati in patria clandestinamente. (la Repubblica)

Decine di donne afghane hanno aderito a una protesta online contro la recente legge voluta dai talebani che proibisce alle donne di parlare in pubblico: si filmano mentre cantano,... (Virgilio)

La protesta delle donne afghane che sui social media stanno condividendo video in cui cantano "Bella ciao" per alzare la voce contro l'ultima legge dei talebani che vieta loro di parlare e leggere in pubblico. (Fanpage.it)

La novità maggiore della legge, che riporta ai tempi in cui la musica nel Paese era vietata proprio per volere dei Taliban, rigurda proprio la voce della donna che è considerata intima e quindi non deve essere sentita: né canto, né recitazione o lettura ad alta voce in pubblico. (Il Fatto Quotidiano)

Dopo aver vietato di mostrare il volto, ora i talebani vogliono toglier loro anche la voce. L’accanimento del governo di Kabul contro le donne continua e passo dopo passo sta rendendo sempre più difficile la loro esistenza privata e pubblica. (la Repubblica)

Nessuno vuole riconoscere il governo talebano. Eppure la Svizzera sta per tornare in Afghanistan L'isolamento politico dei Talebani da parte della comunità internazionale è stato un fallimento. Ed è la popolazione civile a soffrire le sanzioni, prime fra tutti le bambine. (Prima Pagina - SWI swissinfo.ch)