Manovra, ok a emendamento su rimborsi ministri e stretta compensi extra Ue
Via libera da parte della commissione Bilancio della Camera La commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera a maggioranza all’emendamento dei relatori, che riformula quello che in origine equiparava il trattamento economico dei ministri parlamentari e non. L’ultima stesura prevede che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma abbiano diritto al rimborso delle spese di trasferta “da e per il domicilio o la residenza” per l’espletamento delle proprie funzioni, per le risorse si prevede un fondo di 500mila euro a decorrere dal 2025. (LAPRESSE)
La notizia riportata su altri giornali
I rimborsi delle spese di trasferta per ministri e sottosegretari non eletti e non residenti a Roma riguardano il tragitto “da e per il domicilio o la residenza”. (Il Fatto Quotidiano)
Nell'organismo della politica circolano ancora le ultime scorie del grillismo deteriore, quello dell'«uno vale uno». Tutti uguali, dal banchiere centrale al miracolato mandato in Parlamento con tre clic e un gazebo con le sedie da picnic. (il Giornale)
La presidente del Consiglio Meloni ha dato ragione al ministro della Difesa Crosetto. Lo ha detto ieri in una replica alla Camera tra una dichiarazione e l’altra in vista del Consiglio Europeo per dare più ufficialità possibile a un intervento che si è fatto aspettare per giorni. (il manifesto)
L’attacco sguainato della presidente del Consiglio al M5S mi ha dato l’impressione di una reazione istintiva e virulenta, non così distante dal normale eloquio in punta di forchetta alla quale ci ha abituati, ma indubbiamente le è stato colpito un nervo scoperto. (Il Fatto Quotidiano)
L’emendamento bocciato, però, in qualche modo è rientrato dalla finestra. L’ondata di indignazione sui social network e la rumorosa protesta delle opposizioni (con l’eccezione del partito di Calenda) alla fine hanno raggiunto lo scopo, ma solo parzialmente. (Corriere della Sera)
La premier Giorgia Meloni ha dato il suo avallo al ritiro della norma sugli stipendi degli esponenti di governo non eletti che sanciva l'equiparazione a quella dei parlamentari. (la Repubblica)