L'Ucraina ferita e sfinita. Il rimpasto di Zelensky, a caccia di nuove energie e nuove armi (di L. Santucci)

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L'HuffPost ESTERI

Più che un rimpasto di governo, una rivoluzione. Dopo due anni e mezzo di guerra, l’Ucraina cambia mezzo governo per dare “una nuova energia” e raggiungere i suoi obiettivi, ha spiegato Volodymyr Zelensky. Non sembrerebbe dunque un’epurazione come successo in passato di fronte a casi di corruzione e cattiva gestione, ma la volontà di affrontare le prossime sfide con maggiore vigore lasciando respirare quei funzionari logorati da un conflitto lungo, sfiancante, la cui fine è impossibile da decretare. (L'HuffPost)

Su altre fonti

C’è chi lo ricorda sul mega-schermo di “Che tempo che fa”, ospite di Fabio Fazio dai bunker di Kiev in maglietta come Zelensky. Erano i primi mesi del conflitto, c’era la tragedia di Mariupol col suo teatro e ospedale martellati dalle bombe, la cittadina in cui si asserragliò nelle acciaierie il reggimento Azov, cercando di frenare l’avanzata dei russi alla conquista di tutta la costa del Mar Nero. (ilmessaggero.it)

«Perezavantazhennia vlady» lo chiamano in ucraino. La prima parola significa «ricomposizione, reset» è la stessa che si usa quando si riavvia il telefono o il computer, oppure quando si vuole far ripartire qualcosa da zero. (il manifesto)

Si vota proprio oggi presso il parlamento di Kiev per le dimissioni del ministro degli Esteri Kuleba. (Fanpage.it)

Le sue dimissioni sono state approvate dal Parlamento e il sostituto già nominato. Il maxi rimpasto voluto dal presidente Zelensky per «dare energia nuova» al governo in questa fase cruciale della guerra procede spedita con pochi mugugni. (Corriere della Sera)

L’ultimo a vedersi accettare le dimissioni dal Parlamento ucraino, come prevede la Costituzione, sarà oggi anche il più importante dei ministri dimissionari (o dimissionati) nel governo di Volodymyr Zelensky, cioè il titolare degli Esteri Dmytro Kuleba. (ilmessaggero.it)

Nell’ultima intervista da ministro degli Esteri, concessa alla Cnn poche ore prima delle dimissioni, Dmytro Kuleba ha sottolineato l’unica certezza che hanno davanti gli ucraini: un nuovo inverno di guerra, il terzo, addirittura più duro degli altri due. (la Repubblica)