Che fine ha fatto l’Atalanta?
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«Partiamo da una premessa: l’Atalanta, dopo questa partita, è terza in classifica». Persino Gian Piero Gasperini, solitamente schivo, ha sorriso di fronte alla cautela del giornalista che gli si avvicinava con circospezione, quasi temendo una reazione imprevedibile. Eppure, solo pochi giorni prima, il tecnico aveva respinto con fermezza l’idea di una crisi, sottolineando come la posizione in classifica fosse addirittura migliore rispetto alle ultime stagioni. Un ottimismo che, però, stride con la realtà emersa a Firenze, dove i bergamaschi non hanno prodotto neppure un tiro in porta, lasciando sul campo una squadra senza mordente.
La sconfitta contro la Lazio, la terza consecutiva, ha acceso i riflettori su un team che sembra aver smarrito la sua identità proprio nel momento decisivo. Se il ko con l’Inter ha definitivamente sepolto le residue velleità scudetto, l’ultima prestazione ha confermato un calo preoccupante: poche idee, scarsa incisività e una reattività che latita. Il gioco, una volta fluido e imprevedibile, appare meccanico e prevedibile, mentre la difesa, solida per mesi, mostra crepe inattese.
Tra gli episodi che hanno alimentato le polemiche, spicca il pasticcio del cambio sbagliato durante Atalanta-Lazio. Lookman o Ederson? La confusione tra i soprannomi – "Ade" ed "Ede" – ha portato a un malinteso che ha ritardato l’ingresso in campo del brasiliano. «Un errore nostro, non era giornata», ha ammesso Gasperini, senza nascondere il fastidio per un dettaglio che, in un contesto diverso, avrebbe potuto passare inosservato, ma che in questa fase assume un peso simbolico.