L’Iran sostiene la tregua, ma per l’Asse della Resistenza è una pesante battuta d’arresto
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È evidente che l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano non sarebbe stato possibile senza il benestare di Teheran. Tuttavia, nelle narrazioni opposte della politica internazionale, l’interpretazione ufficiale della Repubblica Islamica diverge completamente da quella occidentale. Abbas Kaabinasab, membro dell’Assemblea degli esperti e uno dei più stretti collaboratori dei leader di Hezbollah in Libano, ha dichiarato che tutti dovrebbero fare attenzione e non farsi ingannare dalle operazioni psicologiche del «regime sionista» riportate dai media occidentali. (il manifesto)
Ne parlano anche altri giornali
La tregua in Libano tra Israele e Hezbollah. Il via libera definitivo del Parlamento europeo alla nuova Commissione Ue, nata però col minimo storico di voti a favore L’operazione di polizia, coordinata dalla Procura di Catania, contro lo streaming illegale (con un giro d’affari da 3 miliardi di euro l’anno) che ha portato a perquisizioni in 15 regioni italiane e diversi Paesi europei. (Corriere della Sera)
Intanto l’opposizione interna al governo Netanyahu accusa il premier israeliano di «non aver finito il lavoro», incitandolo a riattivare il massacro del Libano, anche se questo ricaccerebbe Israele nell’impasse da cui ha cercato di tirarsi fuori con questa tregua, sostenuto da Usa e Francia. (il manifesto)
Entra in vigore il cessate-il-fuoco tra Israele e Hezbollah mediato da Stati Uniti e Francia. L’accordo prevede il ritiro graduale delle Forze armate di Israele (Tzahal) dal Libano entro 60 giorni, mentre l’esercito regolare di Beirut si impegna a rafforzare la sua presenza a ridosso della Linea Blu per impedire al Partito di Dio di ricostruire le sue infrastrutture belliche. (Limes)
Dall’alba, le strade del sud di Beirut si sono riempite di traffico. I libanesi non hanno aspettato le indicazioni del governo (o di Israele) e hanno cominciato il contro-esodo per tornare a sud, nelle case abbandonate … (Il Fatto Quotidiano)
«Si è aperta una finestra di opportunità. Ma dubito che si riesca a coglierla». Per israeliani e palestinesi, il nome di Gershon Baskin è sinonimo di mediatore. Da 46 anni, l’attivista per la pace e analista, nato negli Usa da una famiglia ebrea dove ha vissuto prima di trasferirsi a Gerusalemme, non si stanca di annodare i fili fra i due popoli che la politica e il fanatismo fanno di tutto per spezzare definitivamente. (Avvenire)
Il cessate il fuoco in Libano "è una gran bella notizia", alla quale "abbiamo dato un contributo importante anche con la riunione del G7 di Fiuggi": "è un successo anche italiano perché con la presidenza del nostro paese siamo ancora una volta riusciti a dare un contributo per la pace". (Tiscali Notizie)