La Cop29 di Baku si chiude al ribasso: l’accordo raggiunto delude i paesi poveri (di A. Cianciullo)

È stato un po’ come un’asta. L’accordo alla Cop29 si è chiuso trovando l’intesa possibile alle 3 del mattino della seconda notte dei tempi supplementari della conferenza. Il tempo era scaduto, i Paesi ricchi avevano messo sul piatto 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035 per sostenere la difesa climatica. Nessuno offriva di più e questa cifra, respinta fino a un momento prima da molti dei Paesi colpiti da uragani e siccità ma senza risorse economiche per una reazione adeguata, è passata. (L'HuffPost)

Ne parlano anche altre fonti

Sono le 2 e 38 di notte quando il prsidente della conferenza Mukhtar Babayev batte il colpo atteso: COP29 è salva. I paesi meno sviluppati (LDC) e le piccole isole (AOSIS), che nel pomeriggio avevano issato la bandiera del malcontento lasciando polemicamente una delle riunioni e facendo temere il peggio, han fatto due conti e hanno deciso che era meglio restare e farsi piacere il testo sulla finanza. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

PUBBLICITÀ Si chiude con un accordo contraddittorio la Cop29 di Baku, chiamata ad affrontare le sfide della crisi climatica (Euronews Italiano)

La presidenza della ha pubblicato l'intesa su un sito web delle Nazioni Unite (Adnkronos)

Cop29, l’accordo green è un miliardario abisso di fuffa

La chiusura del vertice era prevista per il 22 novembre. La fatica a trovare un compromesso, lo scambio di accuse e le polemiche mettono in luce tutti i limiti del sistema delle Cop, costretto alle corde dallo sfaldamento del multilateralismo. (Il Sole 24 ORE)

Si è chiusa nella notte la Cop 29 sul clima di Baku, in Azerbaigian, ma non si può certo dire che si sia trovato un accordo tra le parti. (Il Fatto Quotidiano)

Possiamo riassumere con queste parole chiave la Cop29 che si è conclusa ieri a Baku, capitale dell’Azerbaigian nonché regno del fossile. Sparate incredibili, l’apologia dei combustibili fossili, Ronaldinho, le solite promesse ideologiche senza un vero progetto di fondo. (Nicola Porro)