Signori, Jannik Sinner che rifiuta di andare al Quirinale da Mattarella rispetta milioni di italiani che pagano le tasse (e stende la politica da passerella)
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Il “no” di Jannik Sinner e il “sì” di Sofia Goggia: scelte diverse in un’Italia da 8 settembre sociale e fiscale. Ha fatto tanto rumore il rifiuto del super campione di tennis dopo l’invito di Sergio Mattarella al Quirinale per celebrarne i successi sportivi. La nostra fantastica sciatrice, che veste i colori del gruppo sportivo della Guardia di Finanza, ha affermato che non si sarebbe mai permessa di rifiutare un invito del Presidente della Repubblica. (MOW)
La notizia riportata su altri media
Sarei andata perché il presidente della Repubblica è la più alta carica dello Stato", ha spiegato la Goggia. Ecco, la sciatrice ha dichiarato senza giri di parole che si sarebbe comportata in modo piuttosto diverso rispetto all'altoatesino. (Liberoquotidiano.it)
Il nostro Presidente Sergio Mattarella è un autentico sportivo e avrebbe apprezzato molto la sua visita. Caro Direttore, Jannik Sinner è stanco e non va dal Presidente della Repubblica: mi dispiace, ma il Quirinale non è il Festival di Sanremo. (ilgazzettino.it)
L'anno scorso ero già qui, ma in vesti diverse. Grazie ai miei compagni e alle ragazze ho avuto l'ispirazione per tornare, sognando di riportare qui la Coppa Davis- ha detto -. (Tiscali Notizie)
Punto. L’immagine è artefatta, nessuna chiamata naturalmente, ma la realtà supera la fantasia, perché da quel bravo ragazzo di Jannik Sinner, campione nello sport e nella vita, ci si poteva attendere di tutto tranne che un no, seppur sofferto, a partecipare alla festa del tennis italiano celebrata da Sergio Mattarella, medaglia d’oro per affetto e attenzione verso lo sport italiano. (Corriere della Sera)
Nella squadra “rosa” capitanata da Tathiana Garbin, che da anni vive a Formia dove segue le giovani promesse al Centro Tecnico federale sotto la guida di Vittorio Magnelli, era seduto in prima fila il team manager di Latina Daniele Silvestre. (ilmessaggero.it)
A Repubblica: «Se io o Brignone arriviamo seconde, terze o quarte la gente pensa siamo andate male. Fa parte di una cultura italiana un po’ retrograda, da bar sport» Alberto Tomba si lamentava, come se il suo essere controcorrente desse fastidio. (IlNapolista)