Emissioni auto, perché Stellantis critica le Case europee sul posticipo delle regole

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Emissioni auto, perché Stellantis critica le Case europee sul posticipo delle regole L'Acea, l'associazione dei costruttori europei di auto, vuole che l'Unione europea posticipi le regole sulle emissioni dei veicoli previste per il 2025. Ma Stellantis è contraria. Tutti i dettagli. Luca de Meo, amministratore delegato di Renault e presidente di Acea, l’associazione dei costruttori europei di automobili, ha chiesto all’Unione europea di adottare un approccio più flessibile nell’implementazione delle nuove regole sulle emissioni. (Start Magazine)

La notizia riportata su altri media

Questa volta, l'amministratore delegato di Stellantis stigmatizza la richiesta dell'Acea di posticipare di due anni l'applicazione dei nuovi limiti per le emissioni di anidride carbonica delle flotte che entreranno in vigore nel 2025: "Dal punto di vista della concorrenza tanto cara all'Unione Europea, sarebbe surreale cambiare le regole adesso", ha detto Tavares in un 'intervista all'agenzia France Press. (Quattroruote)

L'industria automotive europea ha bisogno di misure di azione urgenti, di fronte a un continuo e "preoccupante" trend ribassista del mercato dell'auto elettrica. (Italia Oggi)

Ma intanto la milizia sciita (e l’Iran) restano tramortiti. Nasrallah parla in tv dopo gli attentati in Libano: «Lo Stato ebraico sarà punito». (La Verità)

Tavares, ad di Stellantis: “Sbagliato cambiare adesso le regole sulla CO2. Acc fa il suo lavoro, normale riprogrammare gli investimenti”

E ha investito miliardi nell'elettrificazione. Oggi, la tecnologia dei veicoli e la disponibilità di veicoli a emissioni zero non sono più colli di bottiglia. Stiamo svolgendo la nostra parte in questa transizione, ma sfortunatamente, gli altri elementi necessari per questo cambiamento sistemico non si stanno verificando. (Tiscali Notizie)

Carlo Tavares, amministratore delegato di Stellantis, interviene sulla polemica del giorno. Se non è sufficientemente veloce dobbiamo riprogrammare i tempi degli investimenti, altrimenti sarebbe uno spreco». (La Stampa)