Venezia 80, giorno 5. Una "bestia" da Leone The killer, il nuovo "game" di Fincher
Giornatona. Tre film: uno bello e interessante, uno molto bello e uno forse bellissimo. Cominciamo da questo. “La Bête” di Bertrand Bonello ci porta nel 2044, ma poi ci fa indietreggiare nel tempo: 2014, 1910, più qualche altro scampolo d’annata sempre del XX secolo. Racconta la storia d’amore tra Gabrielle (Léa Seydoux) e Louis (George MacKay), in piena era di intelligenza artificiale, che domina le nostre vite, ma non del tutto i sentimenti. (ilgazzettino.it)
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Per liberarsene, Gabrielle (Léa Seydoux) deve purificare il suo DNA: si immerge quindi in vite precedenti, dove rincontra Louis, suo grande amore (interpretato da George McKay, che ha sostituito il compianto Gaspard Ulliel). (Best Movie)
In realtà, come James faceva chiaramente emergere nel finale di quel racconto pubblicato nel 1903, quell'«animale pericoloso» da cui guardarsi era proprio l'aridità di cuore di cui soffriva il protagonista, ovvero l'incapacità di amare. (ilGiornale.it)
"C'è una sola bambola, abbastanza neutrale, così da piacere a tutti", e in effetti Gabrielle è un modello unico di una donna che supera i secoli, abbatte le barriere spazio-temporali per invadere lo schermo di parole, dubbi, ricordi innestati, o memorie distorte. (Movieplayer)
Un piccione dentro casa, nel sistema di immagini allegoriche di La Bête, è presagio di morte (per fortuna la mia im/picciona non si è mai affacciata all’interno, mi viene da dire allora), e proprio di presagi sono cariche tutte le immagini che ancora una volta Bonello immerge nei glitch, nei lag e negli errori di sistema del linguaggio slabbrato dalla rete, come se questo nuovo film fosse una messa in pratica in un set “a grandezza naturale” (esplicitato già dal green screen svelato nell’incipit) delle simmetrie tra le finestre e i pop up degli schermi del precedente Coma. (Sentieri Selvaggi)
Un presentimento oscuro attanaglia i protagonisti del film La Bête di Bertrand Bonello, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023. Una bestia pronta a scatenarsi, un’esitazione che provocherà una catastrofe: Lea Seydoux e George McKay incarnano due anime unite da più passati, che cercano un modo di comunicare nel presente per potersi aprire al futuro in uno dei film, finora, più interessanti di Venezia 80, che potrebbe andare a premi. (Cinefilos.it)
Ambientata in un futuro prossimo in cui regna suprema l'intelligenza artificiale, la nuova pellicola del regista francese racconta di un mondo in cui le emozioni umane sono ormai considerate una minaccia. (Il Sole 24 ORE)